Tag: Marina Torossi Tevini

Generazioni

“Guarda un po’qua” disse Antonio mettendogli davanti un giornale che aveva tenuto in serbo per mostrarlo all’amico: “Questo articolo mi ha aperto gli occhi”.
“Di che cosa si tratta? chiese Alessandro consegnano il suo piatto a Giulia perché ci posasse sopra l’insalata.
“Tante volte mi sono chiesto perché noi siamo sempre stati in dubbio su quello che facevamo”.
“In che senso?”
“La nostra mi è sempre sembrata una generazione che ha avuto molti dubbi. Sul mondo, sulla giustizia, sui valori, su di sé, in primo luogo”. Continua a leggere

Afgani

Alessandro, Antonio e Paolo arrivarono all’autoporto di Fernetti a mezzanotte per mettere il camper nel rimessaggio.
“Lo lascio sempre qui, – disse Antonio – è comodo. Poi quando mi serve vengo a riprenderlo”.
“Ma guarda che confusione a quest’ora. Non vi pare strano?” esclamò Paolo meravigliato.
Davanti all’autoporto c’era un’autoblinda della polizia, una volante e un crocchio di camionisti.
“Hanno fatto fuori uno” disse laconico il maresciallo.
“Dobbiamo entrare nel campeggio”.
“Potete passare tranquilli, se il custode è ancora sveglio”. Continua a leggere

Siamo buoni. Ci odiamo tutti.

Credo che in nessuna civiltà si sia stati così sensibili alle discriminazioni di ogni tipo come nell’Occidente del dopoguerra. Dopo gli orrori di una scelta, quella tedesca, di eliminare dalla società gli elementi che potevano indebolire la razza, dagli ebrei agli zingari agli omosessuali, la società occidentale fu bene attenta a ricostruire la sua identità sulla proclamazione ad abundantiam della assoluta uguaglianza di tutti gli uomini. Mai nessuna civiltà del passato, men che meno la civiltà greco latina di cui ci vantiamo discendenti, l’aveva fatto. Per il mondo classico c’erano gli uomini liberi e gli schiavi, c’erano i greci e i barbari. Tutti uguali? Col fischio. Continua a leggere

L’equivoca eredità di una rivoluzione lontana

Il nostro mondo, il mondo delle disuguaglianze in quantità, fonda uno dei suoi cardini di pensiero sul concetto che siamo tutti uguali. Idea nata al tempo della rivoluzione francese. Liberté, égualité, fraternité inneggiavano i rivoluzionari mentre la ghigliottina faceva cadere le teste. Ci sono però degli equivoci. Si inizia con l’equivocare le cause della rivoluzione. Continua a leggere

La vita vera

La vita vera, la grande assente delle grigie città dell’Occidente pulsa nelle colline coltivate a riso, nei fiumi circondati dalle mangrovie, nelle isole sperdute della Polinesia non ancora raggiunte dal turismo di massa. I ritmi lenti, il clima, la natura con le sue violenze, – terremoti, eruzioni vulcaniche, alluvioni o tsunami, – e la sua straordinaria bellezza – mari blu profondo, animali selvatici, tramonti e cieli stellati – ne determinano i ritmi, i tempi. Sono zone dove i bambini difficilmente crescono davanti a videogiochi o a schermi giganti, sono luoghi dove un adolescente non preferisce rimanere a casa sdraiato nel suo mondo fittizio piuttosto che confrontarsi con la realtà. Sono posti violenti, pericolosi, eppure i bambini giocano tranquilli per strada e hanno sempre un sorriso per gli sconosciuti. Continua a leggere

Prima del botto

Oggi si dice spesso che il lavoro manca, ma in realtà lo potremmo affermare solo se ci trovassimo in una società ben funzionante che non fa mancare servizi, che offre a tutti i cittadini il miglior confort. Non è la condizione di tutte o quasi tutte le società occidentali dove le quotidiane lamentele degli utenti per le lungaggini, i disservizi, le attese infinite sono la palese dimostrazione che molto si potrebbe ottimizzare. Manca però una volontà in questo senso, manca una programmazione, mancano delle menti che pilotino in una direzione o nell’altra le forze lavoro. Perché non ci sono? Perché tutto è lasciato all’improvvisazione e all’iniziativa, spesso miope, dell’individuo? Continua a leggere

Una società diversa? Perché no?

Certo, tutti speriamo di ritornare prima possibile alla vita di prima. Ma forse tornare indietro, oltre che impossibile, non è quella gran meraviglia. Guardare avanti e non rimpiangere il passato è sempre meglio. Cosa ci offriva prima il nostro mondo? Disoccupazione giovanile a limiti insostenibili e moralmente inaccettabili, debito pubblico esorbitante e classe politica da decenni piuttosto deboluccia, scuola concepita come intrattenimento e generatore di titoli difficilmente spendibili, sordo livore tra generazioni che si rinfacciavano lo stato delle cose, Continua a leggere

Agamben e dintorni

Certo che lo scontro attuale tra capitalismo liberale, quello dell’Occidente, e capitalismo autoritario, quello che si è sviluppato in estremo Oriente, darà come risultato la fine del nostro mondo e la sconfitta dell’ Occidente. Ma questo è evidente per motivi numerici e poi per l’ovvia ragione che un mondo profondamente demotivato e isterilito nel suo intimo come il nostro non può competere con un altro in crescita demografica economica e culturale. Sono i corsi e ricorsi della storia. Continua a leggere

Quello che neghi ti sottomette

Quello che neghi ti sottomette, così diceva uno dei padri della psicoanalisi, non pensando forse che questa verità, riferita alle dinamiche dell’inconscio, potrebbe ben essere applicata anche alla realtà attuale. In effetti quello che neghi ti sottomette e quello che credi di eliminare – non prendendone atto e cercando di minimizzare i danni con comportamenti razionali ma soltanto ignorandolo e negando la sua esistenza – ti distrugge. Continua a leggere

Intrattenimento scolastico con mascherina

Improvvisamente il problema inquinamento, riscaldamento globale, clima impazzito non esiste più. Fornire 11 milioni di mascherine al giorno per la pagliacciata del quotidiano intrattenimento scolastico diventa la priorità, eh sì, perché le mamme hanno da lavorare chattare scopare gestirelapropriavitaeilpropriotempo mica occuparsi dei marmocchi. Il bambino deve ritornare a casa ben nutrito dalla scuola, e guai se la mensa disattende le norme della corretta alimentazione, e così la mamma al ritorno gli può dare due barrette di monodigliceri che gli piacciono tanto e spararsi una serata in giro per bar ristoranti e se è estate anche un po’ di disco all’ aperto, oppure una cenetta tra amici con corredo di pargoli vocianti e assonnati. Continua a leggere

Trieste. La resa dei conti (recensione di Gianluca Massimini)

Quello che subito emerge in quest’ultimo libro di Marina Torossi Tevini (Trieste. La resa dei conti, Campanotto Editore, 2019) è senza ombra di dubbio la grande abilità messa in campo dall’autrice nel gestire una materia narrativa così articolata, così ricca di temi e di riflessioni, di spunti, di episodi privati e storici che coprono incredibilmente un arco temporale molto lungo. Il romanzo, infatti, ripercorre gran parte delle vicende politiche giuliane e italiane degli ultimi ottant’anni, riuscendo felicemente nell’intento di calarci nella vita quotidiana di una nazione e di una città, a suo modo unica per gli avvenimenti di cui è stata protagonista nel corso del Novecento, giungendo a toccare persino i fatti della più stretta attualità, e questo sempre coi giusti tempi, con le giuste pause, con un ritmo che non conosce mai passi falsi o cadute di tono. Continua a leggere

Se il mondo fa schifo

“Allora, signor idealista, cosa ti è successo a Ravenna? chiese Giacomo mentre Luca si sprofondava in un’altalena che tra le piante e i tavolini arredava la terrazza.
“Ho conosciuto una puttanella”.
“Bene”.
“Bene un corno. Sono stato maltrattato psichicamente”.
“È inevitabile, mio caro. Ti riprenderai presto”.
“Mi sono già ripreso, – disse Luca, – e per dir la verità sono anche contento di quest’esperienza”.
“Mi piace quando parli così, signor idealista”. Continua a leggere

Trieste. La resa dei conti (lettura di Chiara Mattioni)

Ci sono almeno tre modi di raccontare la Storia. Il primo è quello ufficiale, quello dei libri di studio che, ricostruito a posteriori, se pure rigoroso, perde l’anima degli avvenimenti. Il secondo, preziosissimo e insostituibile, è quello della testimonianza diretta, che aggiunge dettagli ricchi e tumultuosi e tuttavia ha sempre un’angolazione in qualche misura soggettiva. Il terzo, sono le parole di chi, per legame acquisito o di sangue, è stato gomito a gomito con i protagonisti dei grandi eventi storici, molto spesso donne: madri, mogli, sorelle, figlie. Sovrapponendoli e incrociandoli probabilmente ci si può avvicinare alla realtà dei fatti. L’ultimo libro di Marina Torossi Tevini, “Trieste. La resa dei conti” (Campanotto, 2019), ha anzitutto questo grande pregio. Tecnicamente è un romanzo, per altro di lettura filata e godibilissima nonostante le 450 pagine, ma non è solo questo. Continua a leggere

Linuccia Saba e il cinema

“Linuccia Saba e il cinema, un sogno negato. Due soggetti ritrovati” con un saggio introduttivo di Marina Silvestri (pubblicato dall’Eut, pagg 109, euro 12) offre agli appassionati di storia e letteratura triestina interessanti squarci su un mondo, quello in cui visse Saba, e su una figura, quella di Linuccia, che per molti aspetti ci fa pensare a certi personaggi di grande fascino e personalità come Anna Fano o Anita Pittoni, personalità femminili concepibili solo nell’ambiente triestino dell’epoca. Continua a leggere

Tra narrativa, poesia e letteratura di viaggio

Il compito di chi scrive è sempre quello di generare dubbi. Questa è l’unica arma dei poeti, il cui compito, comunque, non è cambiare il mondo. Marina Torossi Tevini, narratrice e poetessa triestina tra pochi mesi in uscita con un nuovo romanzo incentrato sui contrasti generazionali e le derive sociali, si racconta a Valentina Di Cesare in Succedeoggi del maggio 2019 in una sorta di itinerario a ritroso attraverso le sue esperienze letterarie. Continua a leggere

La follia che proviene dal dio è assai più bella di ogni saggezza umana

chagall 5Platone diceva che l’arte si serve degli uomini anche da poco per realizzarsi. Persone di scarso valore e di discutibili doti umane possono partorire delle opere di grande valore. Questo lo possiamo constatare anche passando in rassegna la vita di alcuni grandi del passato che nell’arte raggiunsero vette insuperate e nella vita furono delle persone di grande banalità. Alcuni furono malvagi o gretti, altri si diedero a tutti quei vizi che nelle loro opere bollavano, altri ebbero vite spericolate e sgangherte, molti morirono suicidi. Continua a leggere

Lettera da Aquileia (7)

Tempi nuovi, dice mia moglie, tempi in cui tutti gli uomini saranno fratelli, tempi in cui si deporranno le armi e la pace sarà garantita dalla non violenza. Porgi l’altra guancia, non replicare all’offerta, offriti indifeso e gli altri non ti assaliranno e, se lo faranno, ne dovranno rendere conto, perché tu sei un figlio di Dio e il tuo regno non è di questa terra. Continua a leggere

Lettera da Aquileia (6)


Ma non ti voglio annoiare. Conosci bene il mondo delle lettere e delle arti, che anche in questi secoli bui mantiene i suoi cultori. Certo non sono sommi, forse non c’è nessuno così pazzo così disperato così assoluto da creare qualche capolavoro, forse siamo corrosi dalla decadenza, non c’è più spazio per la luce. Continua a leggere

Lettera da Aquileia (5)

Il concetto di completa uguaglianza, ti confesso, mi sembra persino strano e ingiusto. Gli uomini sono per natura diversi: alcuni volenterosi e intelligenti, altri scioperati e incapaci; alcuni eccellenti nelle arti, altri nei mestieri manuali; alcuni dotati di facondia, altri portati per i calcoli; alcuni amanti della filosofia altri incapaci di sostenere la più elementare argomentazione. Continua a leggere

Lettera da Aquileia (4)

In primavera dunque vorrei venire a trovarti a Roma. Non sai quanto il clima sia rigido in queste contrade. Quando a Roma si è già nella bella stagione, qui si continua a indossare il mantello, e sembra che la pioggia e il vento non debbano lasciarci mai. Continua a leggere

Lettera da Aquileia (3)

resti museo aquileia

Ma eravamo stati noi, imprudenti, ad esporci ai loro attacchi. Chi può aggredire una società sana, che ha solide basi di governo, che crede in se stessa? Chi può distruggere un impero che ha confini sicuri ed educa i suoi figli al rispetto e al coraggio?
Certo, a un certo punto noi stessi ci trovammo ad aver bisogno dei barbari. I nostri costumi con il benessere si erano rilassati e corrotti. Le nostre donne erano tutte dedite a una vita brillante, i figli erano sempre meno numerosi, i soldati non erano più quelli di un tempo. Continua a leggere

Lettera da Aquileia (2)

roma panorama

Ormai è troppo tardi. Per molti secoli abbiamo sottovalutato il fenomeno, abbiamo pensato che l’impero fosse troppo forte perché la presenza anche massiccia di altri popoli lo facesse crollare. Così ora combattiamo in una situazione di svantaggio. Il secolo scorso gli imperatori hanno sperperato molte sostanze lottando l’uno contro l’altro per il potere. Poi hanno cominciato a tagliare fondi sulla difesa per cercare di far quadrare il bilancio, senza peraltro riuscirci, – la macchina dello stato fa acqua da tutte le parti. Continua a leggere

Lettera da Aquileia

mosaico aquileiaLettera da Aquileia
Aquileia, 4 novembre 411 d. C
(quarto giorno prima delle None di novembre del 1164 ab Urbe condita)
Caro Marco,
non so se questa mia lettera ti arriverà, sono tempi duri, e la facilità con cui, secoli addietro, si comunicava con i cittadini di tutto l’impero è un lontano ricordo. Le città che sorgono lungo la nostra penisola in buona parte sfuggono al potere di Roma. Popolazioni di varie etnie ormai da tempo si sono insediate entro i confini di quella che un tempo era una compagine vasta e potentissima. Continua a leggere

La necessaria sottrazione

Forse dovremmo imparare a sottrarre, a non accumulare sempre, – sensazioni immagini parole, – ma a selezionare, a togliere di mezzo quello che ci sta trasformando l’anima in un magazzino, con le informazioni accatastate, e a fare ordine. Forse dovremmo imparare a strutturare, a porci dei centri di gravità, a togliere quello che non è significativo, a scegliere con giudizio. Continua a leggere

Se fossi padre di Pietro Spirito

Tra i rapporti che la nostra società occidentale ha ridiscusso e trasformato in modo profondo e sostanziale è il rapporto padre-figlio, rapporto da sempre articolato su una forte conflittualità, mitigata però dall’affetto e da un attaccamento viscerale. Negli ultimi decenni questo rapporto, per il mutare veloce della società e per un certo ammorbidimento dei costumi ha avuto delle trasformazioni su cui hanno appuntato la loro attenzione diversi scrittori, tra cui Pietro Spirito. Continua a leggere

Di sé con gli altri di Stelio Mattioni

Di sé con gli altri

Nel suo ultimo libro “Di sé con gli altri” che esce per i tipi della casa editrice Vydia, dopo esser rimasto inedito per più di vent’anni, Stelio Mattioni ritorna alla dimensione favolistica e alla narrazione surreale che avevano connotato la sua produzione migliore, da “Il re ne comanda una” a “Il richiamo di Alma”, abbandonando il tono realistico che aveva caratterizzato alcune opere degli anni 90 (da “Il mondo di Celso” a “Sisina e il lupo”), senza peraltro rinunciare all’attenzione per la società e alla critica marcata nei confronti della sua involuzione che era presente nella produzione di quegli anni. Continua a leggere

Amatriciana

Giacomo aveva prenotato nel solito ristorante di Trastevere.
“Eccoti qua” disse vedendo arrivare Luca trafelato.
“Scusami, sono sempre in ritardo, sempre di fretta”.
“Per questo combini poco, – rise Giacomo. – Non bisogna mai avere fretta”.
Luca rimase per un po’ pensieroso, poi disse: “Il fatto è che ho tante idee, tante rabbie”.
“Non prendertela, il mondo andrà per la sua strada qualsiasi cosa tu faccia e pensi”. Continua a leggere

Allegretto andante for a trio (4)

Francesca’s room is bright spacious. Two large windows with embroidered curtains give it the feel of the light-thirsty rooms of northern Europe. It is furnished with a bed and a sofa. On the floor are lots of rugs and cushions. Francesca goes from the room to the adjoining wardrobe, choosing garments and stopping pensively now and again.
From the doorway, Giulio continues to observe her in silence. She looks at him and walks over to stroke him. – When I was little I had a teddy bear with the same name as you. Giulio the bear. He was my favourite. Continua a leggere

Allegretto andante for a trio (3)

In her room she rummages through the things she has already packed. Meanwhile, Giulio comes through and leans on the door frame. He silently watches her fiddling with her case, then he comments: – So you’re going tomorrow!
– It’s work, mumbles Francesca tersely, without lifting her head.
Giulio wanders about the room, then runs a hand through his hair and continues, with some embarrassment: – Did I miss an opportunity last night?
Francesca does not spare him the icy words: – Today too, come to that.
Giulio presses her further: – An opportunity that may not arise again?
Francesca smiles: – I don’t know about that.
Giulio looks at her: – I’m struggling to understand your conditions. Continua a leggere

Allegretto andante for a trio (2)

Monica stands up and starts to lay cushions out on the floor. She takes off her shoes, commenting: – I couldn’t resist them when I saw them in the shop window, but they are incredibly uncomfortable. She lies on the floor. Francesca sits down next to her and leans on the back of an armchair. Giulio lies down in the middle. Francesca starts caressing his neck and shoulders.
– That’s bliss, chirrups Giulio. I really needed this massage. Continua a leggere

La serena indifferenza (versione romena di Geo Vasile)

La serena indifferenza

Aspettavo di trovare
con gli anni
un senso probabile
del non senso
di vivere
frugando tra le rabbie
e le noie
frugando tra la vita
e la mia sempre troppo pallida
idea della vita. Continua a leggere

Allegretto andante for a trio

Giulio rings the bell and waits in front of the entrance to Monica’s apartment block.
Monica comes down (dress with a plunging neckline, high heels, long skirt with a split up the side. Over her dress, a skimpy cape to keep the November fog at bay).
– Always discreetly dressed, you.
– Don’t you like my look?
– I like it. Sometimes I like it a bit too much. But aren’t we going to see Francesca today?
Monica laughs and leads the way. Continua a leggere

Un tempo avevamo la coda (Nekeda smo imali rep)

Ana je gledala i prou?avala planski prikaz ku?e koji joj je dala agencija za nekretnine, i prepustila se sanjarenju o detaljima. Ta ku?a, ku?a na selu, je upravo ona koju je oduvek želela. Bila je sigurna u to da ?e i ostali biti oduševljeni. Stigla je ku?i ostavši bez daha, i po?ela da obasipa porodicu bujicom re?i. Zelenilo, svežina leta, miris sela. Nema ni?eg boljeg! Bašta, roštilj, ljuljaška za ?ulija i jedna ku?ica za psa Pipa. Continua a leggere

Francesca’s Trieste

Francesca’Trieste

In autumn, as the days grow dark early, she has never liked being on her own. A flock of birds in a semi-park near her home makes her think of her own departure. What she is leaving and what she will find. She is leaving a semi-relationship with her best friend’s best friend. She smiles. In an age where people jump into bed together and ask each other’s names later, they are among the few to have been seeing each other for months, who want each other, but have never made love. Continua a leggere

The kinder bueno man

A supermarket in Trieste. Rattling trolleys whizz by. The meeting place for souls roving in pursuit of all the unnecessaries indispensable to life. Hands reach out towards shelves in a spasmodic and compulsive quest. Odourless food is everywhere. Oh, for the life of a souq with all its foul smells!, thinks Francesca, pushing her trolley hurriedly. Continua a leggere

La nostalgia degli altri di Federica Manzon

Spiazza il lettore Federica Manzon con il suo ultimo romanzo La nostalgia degli altri (Feltrinelli 2017, pp 210, € 16) che racconta una storia di amicizia e di amore che coinvolge due giovani, Lizzie e Adrian, e un amico comune che funge da io narrante e testimone. Ma è una storia d’amore? Sembra piuttosto una storia di potere. O ancor meglio una storia di svelamento di una fantomatica verità. E la verità è una verità paradossale.
Ma andiamo per gradi. Lizzie è un ragazza sicura di sé, proviene dal nord est, – sullo sfondo troviamo una città di Trieste con i suoi paradisi un po’ inquietanti e i suoi angoli appartati o chiari – e lavora in un’altra città, in un fantomatico Aquario, luogo dove si progetta intrattenimento e giochi vari per una società annoiata del reale. Continua a leggere

La letteratura in pericolo di Tzvetan Todorov

Della gran quantità di libri che l’oggi inquieto produce che cosa rimarrà? È una domanda che viene da porsi dato che ogni epoca ha fatto le sue cernite, le sue selezioni. Ma la selezione sui libri di oggi su quali basi si fonderà?
Chi riuscirà a valutarne la qualità? Forse sarà una selezione legata alla quantità, alla presenza, più che alla qualità. Forse rimarranno gli autori più scafati, quelli che si sanno vendere meglio e un giusto criterio di selezione sarà pura utopia. Che ne sarà del futuro? Se lo chiede anche Todorov nel suo bel saggio La letteratura in pericolo che condanna lo spostamento dell’attenzione dal senso globale che un’opera trasmette a dettagli tecnici, abilità letterarie, giochi e virtuosismi che non rendono di necessità un libro una grande opera. Continua a leggere

Lina Galli, una poetessa da ricordare

20151216_115816La memoria ha la vita corta. Incalzati dalle novità in ogni campo si tende presto a dimenticare il passato. A Trieste una poetessa che negli anni Settanta e Ottanta era molto nota oggi è pressoché dimenticata: Lina Galli.
Ebbi modo di conoscerla negli anni Novanta quando lei era molto vecchia, aveva superato la novantina, e io avevo appena pubblicato il mio primo libro di poesie. Mi sembrò una persona molto entusiasta della poesia e della vita e questo mi piacque. Continua a leggere

Intervista a Marina Torossi Tevini di Matea Petrovi?

tesi-donne-senza-voltoIntervista pubblicata nella tesi di laurea di Matea Petrovi? su “Donne senza volto” (Zara 2015)

1. Quando ha cominciato a scrivere? Quando è nata la sua passione per la scrittura?
Ho scritto da sempre anche perché nella mia famiglia sia mio padre, Lino Torossi, – che lasciò alcuni libri inediti, che in parte ho pubblicato – sia sua sorella, Eleonora Torossi, – autrice di alcuni romanzi per l’infanzia pubblicati nei lontani anni 30, lo facevano. L’accesso però alla prima pubblicazione è avvenuto relativamente tardi.

2. Qual è la sua poetica e come descriverebbe se stessa come poeta?
Una poetica vera e propria l’ho definita solo nel corso della stesura del secondo volume di poesie, “L’unicorno”, uscito nel 1997 con delle indicazioni di poetica che pubblicai come premessa al libro con il titolo di “Istruzioni, intenzioni (e presunzioni)” che riporto in parte: “Che cosa possono fare i poeti in questo mondo, terra desolata, da cui gli dei sono fuggiti, in cui siamo quotidianamente sommersi da parole inautentiche ed effimere? Continua a leggere

Rileggendo l’epistolario di Cesare Pavese

cesare-paveseAl suicidio di Pavese è stato dato sempre molto spazio e molti hanno cercato di spiegarlo con motivazioni legate alla sua insoddisfacente vita amorosa o a disturbi di natura sessuale. Per capire l’animo di Cesare Pavese e il percorso che lo portò al suicidio sono di indubbia utilità l’epistolario e il diario Il mestiere di vivere. Sono loro a farci luce sui meandri più oscuri e meno pubblici del suo pensiero e del suo percorso umano. Nel ricchissimo epistolario viene spontaneo andare alla ricerca di quell’incrinatura dell’animo che lo portò a scegliere la morte. Ci sono nelle lettere, e in particolare nelle lettere dell’ultimo periodo, molte interessanti indicazioni; particolari inquietanti che, scritti appena qualche mese e in alcuni casi qualche giorno prima del suicidio, inquietano ancora di più. Continua a leggere

Ho giù un aereo al cancello (poesie di Giorgio Maimone)

imago_ 4Ho giù un aereo al cancello che mi aspetta
Ho nuove rotte e un mazzo di carte
Se trovo spade o se trovo bastoni
So che non mi pensi e non parti con me.
Ho un traghetto alla porta che suona
La sirena canta un motivetto per me,
giro una carta e trovo fante di coppe,
forse mi pensi ed hai un biglietto per me. Continua a leggere

Pace violenza e letteratura noir

ancoraÈ diffusa la convinzione che la nostra società sia una società violenta e che la letteratura noir in tutte le sue varianti, fino all’estremo del polar, sia il genere letterario che meglio la rappresenti; ne sia insomma la rielaborazione artistica più adatta. Non ne sono del tutto convinta. Penso che la Londra in cui viveva Shakespeare fosse una città più violenta, una città in cui si poteva incontrare la morte con maggior facilità che nelle nostre metropoli. Continua a leggere

Il Sosia da L’Occidente e parole

L'Occidente e parole_copertinaLa crisi tocca soprattutto noi, ventenni e trentenni, noi plasmati da una società dei consumi noi allevati come consumer-addicted, diceva il Sosia – lo avevamo soprannominato così perché nel suo look ricordava Robert Pattinson, quello di Twilight, – noi tagliati improvvisamente fuori dal sogno di quel miglioramento sociale che hanno sperimentato le generazioni precedenti. Siamo i primi ad essere esclusi. Via, non c’è più posto. Il mondo è saturo e tu sei superfluo. Non è allegro, che dite? Continua a leggere

Bicchieri di plastica

miròIn quarant’anni il nostro impatto negativo sulla biosfera è triplicato, e non smette di crescere. Sembra impossibile. In fondo, non mangiamo il triplo, non viviamo il triplo, non abbiamo che parzialmente migliorato la qualità della nostra vita e in certi settori si vive per certi aspetti peggio. E allora? Come mai? Continua a leggere

Marinare la vita di Claudio Magris

20151026_191415Giornata grigia. Nebbia sottile che sloga i contorno delle cose. Trieste era famosa per la bora ma ultimamente d’inverno qui dominano pioggia e nebbia. L’appuntamento con Claudio Magris è al Caffè San Marco, sotto le maschere che lo scrittore ha immortalato in Microcosmi, l’opera che vinse nel 1997 il premio Strega. “Non è male riempire i fogli sotto le maschere che ridacchiano e tra l’indifferenza della gente seduta intorno. Continua a leggere

Passeggiata triestina

20151026_191807A vederlo di notte o in un giorno di bora viene da scambiarlo per un signore che attraversa il ponte del Canal grande. E invece è una delle statue a grandezza naturale che campeggiano a Trieste, opera dello scultore Nino Spagnoli: Joyce col un libro sotto braccio, la giacchetta leggera e un papillon, e in faccia l’aria di andarsene in una delle sue osmizze a bisbocciare. Continua a leggere

La globalizzazione delle classi sociali

40_ppDSCN1426Quando cadde il muro di Berlino e anche gli altri paesi dell’Europa orientale smisero in fretta i panni dell’utopia comunista, che avrebbe dovuto portar loro giustizia e felicità, quando le roccaforti del comunismo – come Russia e Cina – si abbandonarono nelle braccia del capitalismo consumatore e smisero con gioia i loro panni uniformi per abbracciare i miti di questo Occidente, a sua stessa detta, vuoto di ideali, tutti pensammo che l’utopia che aveva scaldato le menti di tanti, dagli anni Trenta agli anni Ottanta, fosse definitivamente tramontata. I più idealisti possono essersi rammaricati che sia miseramente crollata un’utopia, in fondo di gran livello, che voleva realizzare la giustizia sulla terra – laddove le religioni fino allora avevano proposto una giustizia rinviata all’al di là. Non so se ci si sia adeguatamente accorti di un fatto che abbiamo sotto gli occhi e che proprio per la consuetudine non avvertiamo. Continua a leggere

La poesia e il mondo contemporaneo

chagall3“Il mondo contemporaneo è certamente il più inadatto dei mondi possibili per la poesia, perché è il mondo della chiacchiera, del frastuono, dello svilimento incalzante del senso” sosteneva negli anni Novanta Giancarlo Pontiggia, osservando il divario che si era creato tra i poeti, che molto spesso tendevano ad arroccarsi in piccole consorterie, e il pubblico nel senso più lato.
Eppure, se percorriamo la letteratura del Novecento, ci accorgiamo che proprio alla poesia è stato affidato il compito di esprimere i punti nevralgici della nostra scombinata esistenza, assieme ai temi che da sempre sono stati appannaggio dell’uomo nella sua dimensione spirituale: il tempo, il senso dell’esistere, gli affetti. Continua a leggere

Svevo: scrivere come misura d’igiene

Cittavecchia _serale“Devo pensare a scrivere per sentirmi vivo, posto che la vita che faccio, tra tanta virtù che ho e che mi viene attribuita, e tanti affetti e doveri che mi legano e paralizzano, mi priva di ogni libertà. Io vivo con la stessa inerzia con cui si muore. E voglio scuotermi, destarmi. Scrivere sarà per me misura d’igiene”. Continua a leggere

Un viaggio nella crisi della società occidentale. Lettura di Marina Silvestri a “Rotte d’Europa” di Marina Torossi Tevini

1_03_Notre_Dam_scorcio-CIMG4689Viaggiare è strappare almeno un po’ le radici da un luogo – abitudini ripetitività conforto che una vita che si ripete fornisce – e lasciarsi scivolare sul mondo – leggo a pagina 39 dell’ultimo libro di Marina Torossi Tevini – Al mattino ti ritrovi in un altro ambiente, ripeti le tue abitudini con delle variazioni, fai la tua passeggiata, fai colazione, cerchi una nicchia per scrivere pensare. Ricorrono in questi venti racconti molti dei temi già affrontati dall’autrice nei precedenti lavori, i mali della società di oggi, i rapporti generazionali, i giovani, la scuola, i viaggi, la classicità intesa come sguardo di paragone. Continua a leggere

Il viaggio come riflessione. Lettura di Giovanna Mozzillo a “Rotte d’Europa” di Marina Torossi

copertinaRotte150okDa sempre il viaggio è un’occasione per riflettere, sia perché rappresenta una pausa rispetto agli impegni abituali e quindi lascia la mente libera di soffermarsi su problematiche alle quali, sebbene siano essenziali, nella routine di tutti i giorni non abbiamo il tempo e la calma di dedicarci, sia perché il confronto con la “diversità” ci aiuta ad analizzare con maggiore chiarezza le caratteristiche del paese in cui viviamo e a inquadrare in una visione più ampia la situazione collettiva della nostra epoca. Una valida conferma di questa enunciazione ci viene dal libro di Marina Torossi Tevini “Rotte d’Europa”, appena editato da Hammerle Editore di Trieste. Continua a leggere

Tra Oriente e Occidente. Intervista a Marina Torossi di Nuria Kanzian

 DSC_0198Come dice Alvin Toffler, autore di “Lo choch del futuro” (1970) e “La guerra disarmata” (1994), il potere mondiale è diviso in tre ampie sezioni: paesi agricoli, paesi dell’industria pesante e paesi dell’economia dell’informazione. Tra Oriente e Occidente ci sono anche delle aree “divergenti”, che non seguono le linee guida della società dei prosumer (produttori-consumatori allo stesso tempo) resi schiavi dal mercato. Continua a leggere

Il cane con le ruotine

cieloMocassini bianchi. Nuovi. Comodissimi. Lo constato con soddisfazione sul ciottolato di Asolo. Per il resto un paesaggio quasi toscano, con cipressi e altri sempreverdi, frammisti a qualche vigna. Paesaggio collinare, con casali e castelletti. Gusto retró e odore di cose antiche. Densità umana. Continua a leggere

Viaggio in Campania (Positano e Amalfi)

fioriLa Campania è una regione bellissima, ma interessante è anche fare esperienza del carattere dei suoi abitanti che di solito sono confusionari e, se possono, cercano di imbrogliare; però, devo ammetterlo, lo fanno con un certo stile. Il traffico ha un che di tragicamente buffo: mentre le macchinine si rincorrono disordinatamente, rischiando a ogni curva dei frontali, ci sono anche quelli che trascinano tranquillamente cavalli o asini oppure portano in fatiscenti carrozze turisti d’oltralpe. Continua a leggere

Viaggio in Campania (Ercolano e Pompei)

ginestreSembra un quadro del Settecento Sorrento, con gli alberi abbarbicati al tufo, gli alberghi e le ville che sorgono sulla barriera massiccia di pietra che si leva dal mare. Ma le orde di turisti che si riversano dai pullman e prendono d’assalto motonavi e aliscafi per Capri ci rituffano nel presente. Anche noi saliamo e ci mettiamo a sedere di fronte a due inglesi che parlano fitto. Continua a leggere

Lo schiavo

fico d'indiaNon era molto convinto che fosse una grande idea, ma sua moglie insisteva. Ce l’avevano tutte le sue amiche, insomma, in un momento di intimità gli aveva strappato una promessa che ora si sentiva in dovere di mantenere.
Lo sceglierò io però, aveva detto, almeno voleva essere sicuro di lasciare sua moglie in buone mani. Aveva preso qualche giorno di ferie. E si era messo alla ricerca. Continua a leggere

Amore e paradossi

pesci AntibesALESSANDRO: – Forse ci potremmo sposare, Manuela?
MANUELA: – Non credo, Alessandro.
ALESSANDRO: – Allora vivere assieme?
MANUELA: – Non ci penso neppure!
ALESSANDRO: – E perché?
MANUELA: – Non lo so, non me lo so spiegare, ma qualcosa dentro mi dice di no.
ALESSANDRO: – Falla tacere! Continua a leggere

IL vecchio e il clone

43_DSCN1621 copiaLuce grigia. Per mesi. Uno strano danzare di ombre sul Sognefjord. La notte d’inverno.
E che altro, in quel poco di luce, se non cercare il caldo di qualche amico, il tepore di un luogo chiuso, l’illusione che la parola può creare? Che altro? Da quel luogo senza luce la natura è ostile e lontana. Meglio stringersi assieme, meglio scaldare le mani con qualcosa di forte, meglio scaldare la mente con insani pensieri. Continua a leggere

Le lumache

scultura ValbrunaChissà se poteva uscire dalla stanza. Si guardò intorno. Nel corridoio niente fili di bava. Le lumache non erano ancora passate. In fretta si vestì ed uscì dalla sua stanza. Ma subito, arrivato a metà corridoio, cominciò ad invischiarsi, a scivolare, a retrocedere. Anche là avevano chiuso il passaggio. Tornò sui suoi passi con rabbia. Continua a leggere

In Patagonia (3)

catastaIl giorno seguente prendono l’aereo per Ushuaia. La montagna sul mare. Ghiacciai, castori, foche e pinguini. Un mondo vastissimo. Incontaminato. Il pensiero della natura e della sua potenza domina la mente di Francesca. Tutti dovrebbero venire una volta o l’altra in Patagonia, pensa, tutti dovrebbero vedere almeno una volta nella vita i geyser dell’Irlanda o un vulcano in eruzione. Perderebbero un po’ della loro presunzione. Continua a leggere

In Patagonia (2)

retiAl ritorno si prende l’aereo per Bahia Blanca e poi da lì si prosegue verso Sud. Il viaggio non è faticoso. I bus che percorrono le vaste distese della Patagonia sono comodi, quando si prenota il posto si può persino scegliere tra una cama o una semicama e stendersi a dormire durante i lunghi percorsi. Anche le strade un tempo sterrate sono in buono stato. Continua a leggere

In Patagonia

verso il poloL’aereo atterra a Punta Arenas. Una lunga frenata che sembra non voler mai finire. Francesca guarda l’ora. Quasi in orario. Scende e raggiunge i compagni di lavoro. La base è situata in un albergo arroccato sul mare. Spalanca la finestra. Il vento soffia forte. Decide di scendere al mare. Una sciarpa attorno al collo. I corti capelli che si dividono in righe sottili sotto la sferza del vento. In faccia schizzi d’acqua gelata. Continua a leggere

L’ermafrodito

riflessi

«Le piace ?» Era una domanda superflua perché Sandro se ne stava già da mezz’ora a contemplare il blu profondo di quel quadro, concentrico intorno a un vuoto infinito che dava le vertigini.
Riemerse con difficoltà e si voltò verso le parole alle sue spalle. Vide una bocca un po’ troppo truccata che oscillava sopra lunghe file di collane. Tacchi alti e lunghi capelli neri, un’iperfemminilità esibita che in un’altra persona gli avrebbe dato certamente fastidio. Ma stranamente non la trovò sgradevole. Continua a leggere

Un tempo avevamo la coda

irisAnna guarda e riguarda la planimetria che l’agenzia immobiliare le ha dato e si perde a sognare i particolari. Quella casa, quella casa in campagna è la casa che ha sempre desiderato. Anche gli altri saranno entusiasti, ne è sicura. Arriva a casa trafelata e travolge la famiglia con una raffica di parole. Verde, fresco d’estate, profumo di campagna. Cosa ci può essere di meglio! Un giardino, un barbecue, un’altalena per Giulio e una cuccia per Pippo.
Danno la caparra e impazienti si mettono ad aspettare il momento in cui si trasferiranno nella nuova casa. Continua a leggere

La favola dei porcospini feriti

riccioSchopenhauer in una delle sue migliori metafore scrisse: “Il porcospino, in inverno, ha freddo. Per riscaldarsi si avvicina ad altri porcospini, in modo che avvicinandosi ci si possa tenere caldi a vicenda. Ma nell’istante stesso in cui due o più porcospini si avvicinano, corrono il rischio di ferirsi a vicenda con i loro aculei; e la maggior parte delle volte così succede. Feriti, i porcospini si allontanano di nuovo, ma dopo poco il freddo li spinge di nuovo a riavvicinarsi per scaldarsi, pur rischiando di farsi male. Il porcospino odia il freddo…”
Come fanno l’amore i porcospini? Con grande prudenza. Niente di più giusto. E noi Dio solo sa se non siamo stati prudenti. Continua a leggere

Marguerite ad Avignone

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-Bisogna fare come fanno gli uomini: sapere cosa si vuole e perseguirlo. Io non mi occupo di tuo padre a tempo pieno. Scrivo, quando ho tempo stiamo assieme, ma posso restare anche per intere giornate sprofondata nel mio mondo.
Erano parole di Emmanuelle. Marguerite la osservò ed esclamò meravigliata: – Sembrate così felici, tu e mio padre! Qualche volta vi invidio. Continua a leggere

Ecosistema fragile il maschio

St-Paul-de Vence

Ecosistema fragile il maschio, pensò Monique. Marcel, davanti a lei, beveva il caffelatte. Faccia slavata. Labbra smorte. Risveglio opaco sulla collina di Vence. Eh sì, quella notte lei aveva sferrato un non piccolo attacco al suo orgoglio di maschio. Gli aveva spiegato che da un po’ i loro ritmi non si accordavano affatto, gli aveva illustrato particolari che sarebbe stato gentile tacere e aveva aggiunto, per colmare la misura, che la collina sopra Vence, dove vivevano da oltre diciassette anni, non era il luogo più bello del mondo. Il marito l’aveva guardata con aria meravigliatodolente, imburrando con violenza un pezzo di pane. Continua a leggere

L’obbligazione paoletto

SIGNORA: – Buongiorno!
IMPIEGATO DI BANCA: – Buongiorno signora, mi dica.
SIGNORA: – Vorrei un consiglio… Lei conosce, caro Bianchi, il mio profilo di rischio… medio-basso direi… Ho letto di un nuovo prodotto il paoletto… Che ne pensa?
IMPIEGATO DI BANCA: – Il paoletto è…
SIGNORA: – Le dico subito che in questo momento non mi sembrerebbe il caso di incrementare l’azionario… già mi ritrovo con quelle telecomunicazioni comperate un attimo prima che scendessero… per fortuna i farmaceutici li ho venduti… insomma ora come ora non alzerei nel mio portafoglio il profilo di rischio… Il paoletto è un’azione? Continua a leggere