Le due amiche

agaveQuel pomeriggio Gabriella ritornò a casa in preda ad un’ incredibile tristezza. Assurda se vogliamo. In fondo non c’era nessuna ragione per essere triste. La sua migliore amica le aveva solamente confidato di essere rimasta incinta. Ed allora?

Mise la chiave nella serratura ed aprì. La casa era silenziosa. Come sempre. Suo marito sarebbe rientrato tardi.
Sedette su un divano comodo. Come era stata la sua vita. In fondo che cosa le mancava? Di che cosa avevano bisogno? Così aveva sempre predicato la sua amica. Un lavoro ed una casa erano anche troppo. Non avrebbero avuto tempo per un figlio. E poi c’erano i viaggi, i pomeriggi in palestra, un po’ di tennis, gli amici. Certo nella sua vita non si era annoiata. Una giornata lunghissima di sole, godibile e goduta. Ma…

A vent’anni avrebbe voluto dei figli, una casa piena di bambini, e chiasso e gioia. Avrebbe voluto abitare in una grande fattoria sopra una collina e avere attorno tanti prati e tanto cielo.
E invece erano vissuti in città, un appartamentino di due stanze. Francesco doveva finire gli studi, lei aveva cominciato a lavorare, di figli non s’era parlato nemmeno. Francesco le diceva “Non ti basto io? Non vorrei condividerti con dei marmocchi che ti sottrarrebbero tutto il tempo. Non mi guarderesti neppure.” Gabriella sorrideva. Si sentiva amata e felice. E poi c’era il suo lavoro.

Nell’ufficio in cui lavoravano lei ed Isa i nuovi le confondevano sempre.
Bionde, piccoline, eleganti, sembravano due sorelle. Avevano vissuto assieme quei quindici anni, ridendo o lamentandosi, chiacchierando e lavorando, e poi, fuori ufficio, si vedevano nei fine settimana per andare a cena con i mariti o a fare qualche piccolo viaggio.

Quella sera non preparò neppure la cena. Si sdraiò sul divano. E si mise a pensare.
“Un errore” aveva detto Isa “E’ stato un errore. Mica che mi sia convinta all’improvviso. E’ stato con Ugo”.
Gabriella l’aveva guardata sbigottita
“Sei sicura?”
“Certissima. Piero era via”.
“E quando lo verrà a sapere?”
“Non lo saprà. Nascerà prematuro”
Ugo era quello che Isa definiva “il suo amante a tempo”, quello che si accontentava degli sprazzi di mesi in cui suo marito era via per lavoro. La accompagnava a teatro, le faceva compagnia la sera…
Gabriella non aveva mai capito come, senza il minimo scrupolo o rimorso, Isa avesse sempre padroneggiato la sua vita.
Ed ora si ritrovava quella gravidanza estemporanea e non voluta, eppure rideva ed era felice.

Gabriella invece non era felice. Si sentiva più sola che mai ora che Isa era incinta. Si sentiva tradita.

“Sei bellissima” le disse Piero al suo ritorno dagli Stati Uniti, vedendola alla stazione. “Che novità mi racconti?”
Isa non aveva detto nulla e gli aveva raccontato di quei mesi, del suo lavoro, di Gabriella.
Erano andati a cena fuori assieme.

“Hai qualcosa di speciale questa sera” Insisteva Piero come se la vedesse per la prima volta.

Effettivamente la maternità le donava. Man mano che passavano i mesi si sentiva più serena, la sua pelle era diventata più sottile e turgida, le sue guance più colorite. Mangiava di più e si sentiva a dispetto di tutto in splendida forma.

“Fa un figlio anche tu se ti sembra che ti manchi qualche cosa” le disse un giorno Isa
Gabriella la guardò triste “Non me la sento . Ormai non avrei la forza di adattarmi a cambiare vita.”
Era ingrassata anche Gabriella, sgranocchiando fino alla nausea biscotti e cioccolata davanti alla televisione. Il suo corpo si era sformato a vista d’occhio. Era grassa quasi come Isa.
I nuovi dell’ufficio le confondevano. Credevano che fosse lei incinta.

Il bambino era bellissimo. Isa lo prendeva in braccio e lo sistemava nella sua culla mentre cenavano assieme. Tranquillo, non dava alcun fastidio.
Anche Piero era felice. “Avrei desiderato sempre un bambino ma vedevo Isa così riluttante… Poi, quando si dice il caso…”
Dall’altra parte della tavola Francesco invece guardava con poca tenerezza Gabriella sempre più grassa e sciatta.
Era incredibile come in due anni si fosse trasformata. Era imbruttita, si trascurava, mangiava in modo masochistico. E lui cominciava a guardare le altre.

m.t.t da Il maschio ecologico

Un pensiero su “Le due amiche

  1. Giuliano De Zorzi

    Come scapolo anziano (77 anni) capisco molto bene questa storia. Certe volte ho tentato di parlarne con gli amici o con le amiche ma non mi stavano a sentire e cambiavano discorso. Io penso che le conquiste della modernità (auto SUV più utilitaria) non fanno la felicità. I miei genitori, lavorava solo mio padre, erano poveri e in cinque avevamo una bicicletta… ma eravamo felici. Quelle donne che piangono di non avere avuto un figlio, pensino a me, che non ho potuto avere una donna…. Perchè? Perchè non ho voluto una donna “moderna”!!!

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