Francesca’s room is bright spacious. Two large windows with embroidered curtains give it the feel of the light-thirsty rooms of northern Europe. It is furnished with a bed and a sofa. On the floor are lots of rugs and cushions. Francesca goes from the room to the adjoining wardrobe, choosing garments and stopping pensively now and again.
From the doorway, Giulio continues to observe her in silence. She looks at him and walks over to stroke him. – When I was little I had a teddy bear with the same name as you. Giulio the bear. He was my favourite.
Giulio: – And what did you do with Giulio the bear?
Francesca: – Nothing. He slept beside me. Usually.
Giulio: – Why usually?
Francesca: – Sometimes I chose other bears.
Giulio: – And Giulio the bear?
Francesca: – I would sit him by the window. But out of all my teddies he was my favourite. The only one I never pulled the head off to see what was inside.
Giulio: – And did you make a habit of doing that?
Francesca: – Yes, I liked to see what was inside dolls and teddy bears. I always had a peculiar inclination for knowledge.
Giulio: – Even if it meant breaking your toys?
Francesca: – Whatever it meant breaking.
Giulio: – I hope I don’t go the same way as your teddies!
Francesca: – You are Giulio the bear.
Giulio: – I am flattered. (He smiles and helps her to fold a sweater).
Francesca leaves the room and joins her friend: – Please, I’m so tired. Let me get some sleep. I won’t be able to get up tomorrow.
– When is your husband coming back? – asks Monica.
– We’ll meet in Kiruna, I think. At the moment he’s in Buenos Aires for a conference.
They approach the door. Monica hugs her friend and urges her to leave her mobile phone on. Giulio puts on his coat and gives her a hug. The door closes and they make their way out. They walk down the stairs. Monica turns to Giulio: – And what shall we do now? Do you fancy going to the seaside?
They decide to go to Grado.
…
La stanza di Francesca è grande e luminosa. Due ampie finestre con tendine ricamate la fanno somigliare alle stanze del Nord assetate di luce. Un letto e un divano completano l’arredamento. A terra una gran quantità di tappeti e cuscini. Francesca passa dalla stanza all’attiguo guardaroba selezionando gli indumenti e fermandosi ogni tanto pensierosa.
Sulla porta Giulio continua a osservarla senza parlare. Lei lo guarda e gli si avvicina carezzandolo. – Quand’ero piccola avevo un orsacchiotto che si chiamava come te. L’orsacchiotto Giulio. Era il mio preferito.
Giulio: – E cosa facevi con l’orsacchiotto Giulio?
Francesca: – Niente. Dormiva vicino a me. Di solito.
Giulio: – Perché di solito?
Francesca: – Talvolta prendevo altri orsacchiotti.
Giulio: – E l’orsacchiotto Giulio?
Francesca: – Lo facevo sedere vicino alla finestra. Però tra tutti gli orsacchiotti era il mio preferito. L’unico a cui non ho tolto mai la testa per vedere che cosa c’era dentro.
Giulio: – Perché, avevi quest’abitudine?
Francesca: – Sì, mi piaceva vedere cosa c’era dentro le bambole o negli orsacchiotti. Ho sempre avuto una particolare inclinazione per la conoscenza.
Giulio: – Anche a costo di rompere i giocattoli?
Francesca: – Anche a costo di rompere, tout court.
Giulio: – Spero di non fare la fine dei tuoi orsacchiotti!
Francesca: – Tu sei l’orsacchiotto Giulio.
Giulio: – Sono lusingato. (Sorride e la aiuta a piegare un maglione).
Francesca esce dalla stanza e raggiunge l’amica: – Ti prego, ho un sonno tremendo. Lasciatemi andare a dormire. Domani non riuscirò a svegliarmi.
– Tuo marito quando ritorna? – chiede Monica.
– Ci vedremo a Kiruna, penso. Adesso è a Buenos Aires per un convegno.
Si avvicinano alla porta. Monica abbraccia l’amica e le raccomanda di lasciare acceso il telefonino. Giulio si infila il soprabito e la abbraccia. La porta si chiude ed escono. Scendono le scale. Monica, rivolta a Giulio, chiede: – E noi adesso che cosa facciamo? Hai voglia di andare al mare?
Decidono di andare a Grado.
(continua)
m.t.t.
Le parole blu Campanotto 2010