Lettera da Aquileia (5)

Il concetto di completa uguaglianza, ti confesso, mi sembra persino strano e ingiusto. Gli uomini sono per natura diversi: alcuni volenterosi e intelligenti, altri scioperati e incapaci; alcuni eccellenti nelle arti, altri nei mestieri manuali; alcuni dotati di facondia, altri portati per i calcoli; alcuni amanti della filosofia altri incapaci di sostenere la più elementare argomentazione. Certo, siamo tutti membri di una società, degni, rispettabili, però a livelli diversi. Sostenere che siamo tutti eguali, come fa mia moglie, mi sembra pericoloso. Già mi prefiguro un mondo in cui le conseguenze di quest’affermazione, nobile certo e profonda, ci potrebbero portare.
Vorrei proprio discuterne con te. Ad Aquileia è difficile conversare con qualcuno. Nessuno apprezza queste argomentazioni. Le trovano inopportune e irritanti. E poi, riderai, c’è anche un problema di linguaggio. Sarà che sto diventando vecchio, ma continuo ad esprimermi in un latino ciceroniano, che nessuno dei miei interlocutori apprezza, – mia moglie mi guarda come se avessi la febbre, il visigoto comprende solo parole elementari, mio figlio parla in un romano-slang balordo che ha elaborato sul campo, in cui parole romane e barbare si mescolano allegramente, alla basilica spesso le parole sono orrendamente mixate. Certo, la lingua si trasforma continuamente e le giovani generazioni parlano in un linguaggio diverso. Io invece continuo a rallegrarmi per una frase che nasce con un suono armonico, ben equilibrata nelle sue parti, scorrevole e rotonda, come ci hanno insegnato nelle scuole di eloquenza, come abbiamo imparato dal nostro amato maestro…
Parlare, discutere, cercare un po’ di saggezza. Così abbiamo imparato.
Mio figlio quando ritorna dalle sue campagne militari, ride delle mie idee, e parla nel suo slang, che spesso mi risulta sgradevole e incomprensibile, e deride la parola “saggezza”. Cos’è mai la saggezza, caro padre? Gli uomini non sono mai stati saggi. Gli uomini sono forti o deboli, dominano o sono dominati, non c’è altra regola al mondo. Certo, Roma un tempo era forte, investiva di più nei suoi eserciti, pagava di più i soldati, non si accontentava di questi barbari che vengono inseriti sottopagati e scarsamente motivati e non aspettano altro che girare le spalle e tradire. La forza e il coraggio di una volta erano virtù positive, indubbiamente, ma la tua saggezza erudita, caro padre, le tue discussioni filosofiche mi fanno sorridere. Tu stesso poi, quando vai alla basilica e eserciti le tue funzioni vedi quanto la vita politica sia poco saggia, vedi quante fazioni siano presenti, e non certo volte al bene, ma spesso al proprio tornaconto. Dei barbari si discute, ma le discussioni sono inutili, ormai da secoli sono tra noi, sono parte del nostro mondo. Avremmo dovuto pensarci due secoli fa, ma allora nessuno aveva qualche obiezione da fare, allora sembrava che la nomina di questo o quell’imperatore, il prevalere di una fazione o dell’altra fossero problemi più urgenti. Chi pensava al bene comune? Si riteneva che col tempo tutto si sarebbe sanato, che l’impero era troppo vasto e potente per poter davvero essere messo in percolo, e se Marco Aurelio nella sua lungimiranza combatté a lungo contro i Marcomanni, si credeva comunque che si trattasse solo di risolvere piccoli problemi di confine, di agire con tamponamenti provvisori e non si avvertiva che le già inquiete compagini dell’impero stavano cedendo. Come vedi, caro padre, la saggezza non esiste, l’umanità si lascia trascinare dagli eventi e decide con miopia straordinaria.
Quando lo sento parlare così mi sento orgoglioso di aver messo al mondo un figlio abbastanza saggio e forte.
Ha per certi aspetti ragione, la nostra vita politica si è ridotta davvero al lumicino, siamo sempre lì a discutere sull’accoglienza degli stranieri, se come foederati o no, se mediante la concessione di terre o con l’esenzione dal pagare tasse o in che altra forma e non affrontiamo il problema nel suo complesso.
Il fatto è che non ci possiamo nascondere la verità. Gli stranieri presi uno alla volta sono gente che si adatta, talvolta persone di rare capacità, – ne ho conosciuto uno di grande umanità e di una forza fisica straordinaria, e anche tu ne avrai certamente conosciuti a Roma, – il problema è che i nostri confini subiscono ormai una pressione che non riescono più a reggere. Una compagine così vasta avrebbe dovuto essere governata diversamente. Con maggior coerenza e basandosi su valori in cui tutti i cittadini si possano riconoscere.
La crisi di Roma è in primo luogo una crisi morale. Alcuni di noi sono attratti persino dai costumi dei barbari perché li ritengono più sani e incorrotti. Vedi come siamo ridotti. Sono sconfortato e anche quando mi siedo nel mio studio e trascorro ore a leggere o a meditare sono preso da un’angoscia sottile e mi chiedo che senso abbia emergere in un campo o nell’ altro, diventare famosi. La fama… ora che sono vecchio penso che anche la fama conti poco, con il tempo diventi solo un trofeo da esibire mentre i giovani, magari senza capire quello che hai scritto, si fanno belli del tuo nome per affermarsi a loro volta e soddisfare la loro ambizione.
m.t.t. (continua)