La nostalgia degli altri di Federica Manzon

Spiazza il lettore Federica Manzon con il suo ultimo romanzo La nostalgia degli altri (Feltrinelli 2017, pp 210, € 16) che racconta una storia di amicizia e di amore che coinvolge due giovani, Lizzie e Adrian, e un amico comune che funge da io narrante e testimone. Ma è una storia d’amore? Sembra piuttosto una storia di potere. O ancor meglio una storia di svelamento di una fantomatica verità. E la verità è una verità paradossale.
Ma andiamo per gradi. Lizzie è un ragazza sicura di sé, proviene dal nord est, – sullo sfondo troviamo una città di Trieste con i suoi paradisi un po’ inquietanti e i suoi angoli appartati o chiari – e lavora in un’altra città, in un fantomatico Aquario, luogo dove si progetta intrattenimento e giochi vari per una società annoiata del reale.
Anche Adrian lavora all’Aquario, anche lui regala sogni e realtà “altre” agli uomini.
Lizzie inizialmente non è attratta da lui, – lei, la ragazza che le altre seguivano come un capo nelle scorribande giovanili, lei sempre piena di amici e indifferente a tutti, lei che ha subito un trauma forte quando era un’adolescente – l’allontanamento del padre dalla famiglia, ma ancora di più la scoperta dei suoi giochi amorosi – eppure ne è uscita alla grande, superando il trauma e gettandosi nella mischia della vita come vincente.
Adrian invece, l’impacciato e bruttino, stranamente rimonta, e alla fine della partita, che si gioca in mezzo ai più diversi scenari, anche abbastanza inconsueti, risulta il vincitore.
È lui nella parte finale del romanzo che, davanti agli occhi slavati e sofferenti di Lizzie, passa accompagnato da qualche biondina di turno oppure, cosa ancora più scorretta, lui, scarso di idee e un po’ banale, strappa qualche folgorazione fantastica alla fantasiosa Lizzie per servirsene. Nel gioco della carriera e dell’amore risulta vincente.
Ma cos’ha prodotto questo mutamento di ruoli, questo scadere della forte Lizzie da vincitrice a vinta?
Il gioco di seduzione è stato condotto da Adrain soprattutto nel campo virtuale. Ci sono pochi incontri reali, nonostante il paradosso che i due personaggi vivono vicinissimi.
Tre incontri soltanto e senza quell’intimità affettiva che potrebbe coinvolgere davvero. Ci sono di mezzo droghe o comunque una sorta di impedimento all’affettività, per cui la partita è puramente ed esclusivamente sessuale. Si riprende dopo questi brevi incontri il meccanismo di seduzione giocato in campo virtuale. E Lizzie risulta soccombente.
Verrebbe da pensare che il romanzo abbia una funzione di parabola e voglia svelare una verità (si usa – a sorpresa – anche la parola verità, parola inconsueta di questi tempi) che ai nostri giorni sfugge.
Nella partita tra i sessi la donna un tempo fondava il suo potere sulla figliazione e l’uomo sul danaro. Da tempo i giochi si conducono in modo diverso. Le donne giovani, liberate da tabu antichi, hanno acquistato una forza e un’indipendenza insospettabili.
Ma quanto sono davvero forti e invulnerabili? Il tallone d’Achille c’è. Di fronte a un arrampicatore abile, di fronte a un freddo calcolatore, di fronte a un gioco che non coinvolge affettività e sensi – luoghi privilegiati del potere femminile – ma si limita alla mera comunicazione intellettuale l’uomo risulta vincitore.
E il testimone non può che prenderne atto. Lui che ha accompagnato per tutta la vita entrambi. Lizzie dal tempo della scuola, da quando aveva fatto con lei una corsa in bicicletta alla ricerca del padre della ragazza che se ne era andato (e Lizzie lo sa benissimo), Lizzie, di cui è sempre stato innamorato, ma che non è riuscito a salvare in alcun modo. E Adrian, di cui è stato intimo amico.
E dunque? Nel finale il testimone scompare. Ha perduto la sua funzione. Rimangono i due in una dimensione onirica e surreale. “Mano nella mano” in una partita che forse si può giocare ancora o forse è già conclusa.
Rimane una lettura interessante dei nostri tempi inquieti. Una lettura che va oltre i cliché per dare una sbirciata anche a quello che nascondono certi atteggiamenti apparentemente felici.
Nulla può esser dato per scontato, in fondo.
m.t.t.