La Campania è una regione bellissima, ma interessante è anche fare esperienza del carattere dei suoi abitanti che di solito sono confusionari e, se possono, cercano di imbrogliare; però, devo ammetterlo, lo fanno con un certo stile. Il traffico ha un che di tragicamente buffo: mentre le macchinine si rincorrono disordinatamente, rischiando a ogni curva dei frontali, ci sono anche quelli che trascinano tranquillamente cavalli o asini oppure portano in fatiscenti carrozze turisti d’oltralpe.
Nelle città l’inquinamento è enorme. Negli ultimi anni nell’Europa del Centro-nord è stato fatto un bel passo avanti: si è più attenti al problema e si cercano soluzioni. Ma nel Sud manca ancora una cultura dell’ambiente. E così in luoghi splendidi l’aria è irrespirabile. Non è solo una questione di quantità di traffico, il fatto è che vige la deregulation più totale. Un cartello recita strada con traffico limitato ma basta pagare un euro (un euro!) a un sedicente vigile, e si transita tranquillamente. Il posteggio chiude inderogabilmente alle 20, ma basta spostare una transenna e si entra lo stesso. Credo manchi del tutto il concetto che l’auto è un male necessario, mi sembra che qui rappresenti soprattutto uno status simbol, un’appendice della persona che tranquillamente si ferma a chiacchierare con il piede sul predellino e il motore acceso.
Amalfi ci accoglie nella sua insenatura stretta tra i monti. È una cittadina molto piccola. Sembra lontano il suo passato di importante repubblica marinara. Ci arrampichiamo per una strada fiancheggiata da case ricoperte da cascate di fiori e arriviamo all’albergo “Alla luna” dove Ibsen terminò nel 1879 la stesura dello splendido “Casa di bambola”.
Ci rimettiamo in macchina alla volta di Paestum. Nonostante le previsioni negative il tempo continua a reggere. Anticipiamo la visita ai templi per prudenza. L’albergo ospita un matrimonio e canti e balli ci deliziano per tutta la notte. Ripartiamo alla volta di Positano.
Positano è magnifica, con le case bianche ammassate come una cittadina delle Cicladi e i tetti a terrazza. I vicoli e le scale che la percorrono sono le uniche vie di comunicazione (tranne un’arteria carrozzabile che la attraversa). La strada, a senso unico, deve ospitare – oltre alle macchine in transito – anche quelle in sosta abusiva e gli sventurati pedoni che corrono da una parte all’altra seguendo i segni bianchi che costituiscono un immaginario marciapiede. Per arrivare all’albergo saliamo tra case bianche e cascate di bouganvillee. Percorriamo un vicolo ripidissimo, stretto tra case, in cui si intravedono giardini interni e pergolati con tavolini. La nostra stanza è affacciata sul mare e sul paese. Sembra di avere venticinque piani sotto di noi. Ai nostri piedi, un centinaio di metri più giù, una spiaggia di ghiaia mista a sabbia che si insinua in una calletta, il paese abbarbicato che si sta vestendo di luci, le terrazze dei ristoranti che si illuminano come presepi. Tutto è colorato. Anche il soffitto.
Il mattino seguente il tempo è bello e facciamo colazione in terrazza. Decido di munirmi di costume per fare un bagno che quasi certamente sarà l’ultimo della stagione. Gironzoliamo per il paese, poi ci caliamo per una lunghissima scala che ci porta in spiaggia. Il mare è blu e verde, bellissimo, però decisamente mosso e io indugio aspettando che qualcuno si butti in acqua per seguirlo. Ma la voglia è grande e mi decido a osare. Rinfrancata dalla nuotata ci accingiamo a risalire. Ripercorriamo la scalinata che ci aveva portato in spiaggia tra olivi fichi e oleandri. La posizione di Positano, come quella di Amalfi d’altronde, è splendida, protetta alle spalle da rilievi riceve solo la brezza o il vento che viene dal mare. Dominano i colori, anche sulle terrecotte e sui lavori di artigianato nelle botteghe. Il giallo il blu l’azzurro il verde. Molte ceramiche riproducono limoni. Oltre ai limoni anche qui, come a Sorrento, sono onnipresenti i fichi d’India che si aggrappano ai dorsi più scoscesi dei rilievi.
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m.t.t da Viaggi a due nell’ Europa di questi anni