In Patagonia (3)

catastaIl giorno seguente prendono l’aereo per Ushuaia. La montagna sul mare. Ghiacciai, castori, foche e pinguini. Un mondo vastissimo. Incontaminato. Il pensiero della natura e della sua potenza domina la mente di Francesca. Tutti dovrebbero venire una volta o l’altra in Patagonia, pensa, tutti dovrebbero vedere almeno una volta nella vita i geyser dell’Irlanda o un vulcano in eruzione. Perderebbero un po’ della loro presunzione. Il più grande errore dell’Occidente è pensare che l’uomo sia superiore alla natura. Se l’uomo divenisse più umile, se pensasse che è solo un ospite e che la Terra se lo può scollare di dosso quando e come vuole… Francesca passeggia, scatta foto, si apposta per ore per fotografare gli animali. Guarda armadilli giganti o milodonti. Si compiace che nei musei siano conservati frammenti di toxodonte o gusci di gliptodonte e altri resti del Pleistocene. Giornate tranquille, trascorse in una pace ondeggiante dove anche il pensiero di Trieste e di Giulio diventano quasi improponibili e sfumati. La realtà è quella natura imperante, quella forza che emanano le rocce, i deserti, i lunghi ghiacciai. Il telefono satellitare non squilla da giorni ed è sorpresa quando sente inaspettatamente la voce di Giulio.
Giulio: Ciao Francesca, come stai?
Francesca: – Bene. È davvero un altro mondo qui in Patagonia. E con te?
Giulio: – La solita vita.
Francesca: – Domani torniamo a Bahia Blanca. Lì mi raggiunge Antonio. Ancora una decina di giorni e sono a Trieste.
Giulio: – Bene. Oggi mi sento un po’ giù.
Francesca: – Vorrei essere lì a darti una mano.
Giulio: – Forse servirebbe.
Francesca: – Non mi sono mai piaciuti i tuoi “forse”.
Giulio: – Servirebbe, ne sono sicuro.
Francesca: – Così va meglio. Non essere triste.
Giulio: – Ci proverò.

Un vago senso di malessere prende Giulio dopo la telefonata. Gli sembra che le parole continuino ad allontanarli sempre di più. Il disagio di non riuscire a dire quello che avrebbe voluto non l’ha sentito mai con tanta evidenza come nei rapporti con Francesca. Getta lontano il cellulare e si mette a pensare. In fondo Francesca gli ha appena detto che sta per ritornare e che vorrebbe aiutarlo a essere meno triste. Ma lui non sa se ne ha voglia o no. Ha bisogno di parlare con qualcuno. Qualcuno che gli legga dentro e gli dica qualcosa nella sua lingua. Perché ciascuno ha una sua lingua dell’anima. E non esistono traduttori.

m.t.t. da L’amore secondo Francesca