Una società diversa? Perché no?

Certo, tutti speriamo di ritornare prima possibile alla vita di prima. Ma forse tornare indietro, oltre che impossibile, non è quella gran meraviglia. Guardare avanti e non rimpiangere il passato è sempre meglio. Cosa ci offriva prima il nostro mondo? Disoccupazione giovanile a limiti insostenibili e moralmente inaccettabili, debito pubblico esorbitante e classe politica da decenni piuttosto deboluccia, scuola concepita come intrattenimento e generatore di titoli difficilmente spendibili, sordo livore tra generazioni che si rinfacciavano lo stato delle cose, imprese che per decenni hanno delocalizzato all’estero ottenendo il beneficio di usufruire di una manovalanza a bassissimo costo, mentre dei lavoratori nostrani cassaintegrati o sussidiati in vari modi si faceva carico lo stato, inquinamento alle stelle nelle nostre città perché tutti, giovani e non, dovevano correre qua e là e volevano farlo nel modo più veloce, – ricordo che la pianura padanoveneta già prima del covid era un luogo malsano che produceva in grande quantità patologie respiratorie perché, per colmo di sfiga, la cinta delle Alpi impedisce la fuoriuscita dei fumi industriali e dei gas di scarico e ce li cucchiamo tutti noi – grandi centri commerciali che accentrano molti negozi con veicolazione esponenziale di microbetti per i tubi dell’aria sempre troppo calda d’inverno e gelida d’estate, moria dei piccoli negozi che un tempo servivano i quartieri e frenavano l’esigenza di andare sempre in giro col culo attaccato alla vettura, quasi totale assenza di parchi urbani e incuria nella manutenzione dei pochi esistenti, mancanza di piste ciclabili per monopattini o vetture semiaperte frequenti in diversi paesi che consentano alle città una mobilità sostenibile a basso tasso di inquinanti magari anche con la possibilità di noleggio degli stessi per un uso saltuario, mancanza di una programmazione dell’economia su lunga data e ricerca solo frenetica di un consenso immediato dando a destra e a manca benefit che hanno il sapore amaro di un bacato e corrotto contentino, garages, periferie, stazioni urbane piene di senzatetto che vagano nelle città (ne ho visti tantissimi a Parigi, ma sono presenti in modo massiccio anche in California o nella nostrana Roma, insomma in tutto l’Occidente), mentre questo non succede in tutto il resto del mondo dove il controllo sul territorio è molto più rigoroso e ci sono mezzi di inclusione più caritatevoli e umani, problemi annosi che si trascinano senza una soluzione come il banale “siamo troppi” – perché in effetti 56 milioni di abitanti su un suolo grande come la nuova Zelanda (che di abitanti ne ha 5 milioni ) sono tantini, – ma neppure così, con le tante potenziali forze lavoro inoperose, si riusciva a tener in ordine tutto, perché lo smaltimento delle immondizie grida vendetta, gli allevamenti industriali sono un insulto alla nostra salute oltre che a quella degli animali, e poi il problema annoso di un’agricoltura che non trova giovani adepti e così si deve ricorrere alla manovalanza straniera, ed è una contraddizione, visto che non mancano giovani nullafacenti o variamente sussidiati, inoltre il lavoro agricolo è salubre ed auspicato fin dal tempo di Augusto , – mica tutti possono fare i presidenti della corte di Cassazione!- il problema è che l’eccesso di danaro ha fatto sì che molte famiglie abbiano allevato rampolli nell’ozio e nei sogni, e questo si ripercuote su una società sbilanciata. Insomma, dalla pandemia usciremo, prima o poi, ma i problemi che c’erano non si saranno mica risanati, anzi, saranno ancora più eclatanti se non approfitteremo di quest’occasione per riconvertire la nostra mente e la nostra economia. Non sarà indolore, ma non farlo sarebbe per molti aspetti devastante.

i corsarini (m.t.t.)