Di sé con gli altri di Stelio Mattioni

Di sé con gli altri

Nel suo ultimo libro “Di sé con gli altri” che esce per i tipi della casa editrice Vydia, dopo esser rimasto inedito per più di vent’anni, Stelio Mattioni ritorna alla dimensione favolistica e alla narrazione surreale che avevano connotato la sua produzione migliore, da “Il re ne comanda una” a “Il richiamo di Alma”, abbandonando il tono realistico che aveva caratterizzato alcune opere degli anni 90 (da “Il mondo di Celso” a “Sisina e il lupo”), senza peraltro rinunciare all’attenzione per la società e alla critica marcata nei confronti della sua involuzione che era presente nella produzione di quegli anni.

Nasce così la favola dell’uomo senza passato. Il surreale personaggio di Giorgio di Giorgio, come viene battezzato dal partito l’uomo senza nome e senza famiglia, viene educato all’interno di una struttura gerarchica e incartapecorita in un onnicomprensivo partito al fine di sostituire la fatiscente presenza di un presidente ormai vecchio, vista la strana somiglianza dei loro tratti. L’uomo inesperto di tutto e indifferente alle umane passioni, viene così palleggiato attraverso esperienze diverse, si trova a dover tenere comizi a una folla che applaude più che alle sue parole, spesso incerte e inconcludenti, ai suoi gesti e agli atteggiamenti che assume. “Col tempo, a poco a poco, – chiosa Mattioni – ho imparato che i gesti e gli atteggiamenti degli uomini dipendono da quello che pensano e che vogliono suggerire di pensare a chi li guarda: che rari sono gli uomini che non si servono di essi, in quanto tutti cercano di comunicare qualcosa di se stessi, anche se poi in genere non desiderano spartire veramente nulla con gli altri”.
La folla che applaude ai suoi discorsi, spesso insensati, un potere autoreferenziale e privo di scopi se non la conservazione dello status quo, costituiscono frecciate che l’autore lancia nei confronti di una società connotata da un conformismo e da una piattezza disperante.
Nel romanzo il conformismo si esprime anche nello stile di vita degli abitanti delle città, – che peraltro non hanno alcuna collocazione geografica, ma sono contraddistinte dalle lettere dell’alfabeto – e dall’imposizione di un certo tipo di abbigliamento per gli abitanti della capitale. Accanto a questa società, rappresentata come un monstrum informe, giganteggia il partito, anzi i due tronconi di un partito, tra loro in conflitto, che però risultano caratterizzati da analoghe aberrazioni. “ È da decenni che il partito è diretto secondo due diverse linee di pensiero, ed è ormai indispensabile avviarlo in un unico corso. – afferma il capo del partito della capitale – A essersi opposta fin qui non è stata la base, che non ha niente da guadagnare e niente da perdere, sono stati i due vertici, nessuno dei quali vuole cedere il bastone del comando”. In queste lotte il protagonista arriva a fagiolo perché possiede dei tratti fisionomici simili al vecchio presidente e così entrambi le correnti se lo contendono per una sostituzione. Perché questo avvenga occorre certo anche un avvallo popolare, ma è molto facile da raggiungere perché la gente ai comizi si mostra del tutto acefala e si lascia suggestionare alla grande.
Mattioni con un tocco al contempo leggero e profondo, con un tratto alle volte ironico, altre sentenzioso, ci rappresenta un mondo che si sta impoverendo quanto a spessore umano e che fa dell’apparenza la sua bandiera.
Nella capitale ad esempio vigono rigide disposizioni su ciò che i cittadini-sudditi devono o non devono indossare. Solo pochi riescono a sfuggire a queste regole e a questo conformismo anche mentale, e paradossalmente tra questi c’è proprio la figlia minore del capo del partito, Dora.
Rimane dunque una pallida speranza che qualcuno sfugga alle maglie del sistema, che si ponga fuori dal coro e non a caso i personaggi che sfuggono alla logica del potere e dell’appiattimento conformistico sono sempre donne.
All’inizio del romanzo troviamo la donna, considerata da tutti una matta, che alleva Giorgio di Giorgio quando “nasce” già uomo fatto e si trova del tutto inesperto della vita. Nella parte finale troviamo Dora che diventerà sua moglie, una donna che da subito esige libertà e garanzie per poter essere se stessa e perseguire il fine che si è proposta, un progetto in cui coinvolge lo stesso Giorgio. “Appellandosi all’unica legge del Partito che favoriva le donne, ricordò che come donna sposata aveva il diritto di considerarmi sua proprietà, che quindi nessuno fuor che lei poteva disporre di me, e che per questo, dal momento che lasciava il palazzo, mi portava con sé”. Lo trascina dunque alla periferia della città per darsi a un commercio di vestiti “proibiti” e lì “tra poca gente semplice che non si occupava che dei fatti suoi, propri e della famiglia, accontentandosi del quasi nulla che aveva, e senza speranze per il futuro… tra gente che viveva nel suo angolino, insomma, di piccoli piaceri e dispiaceri, unico sfogo i sentimenti e i risentimenti dovuti al proprio” il protagonista rimane fino alla fine, mentre è Dora stessa che misteriosamente scompare.
Il romanzo si legge con appassionato interesse e avvince il lettore in un gioco di decodificazione dei simboli frequentissimi e dei rimandi presenti.
“Mattioni, re della sottrazione, fedele solo alla sua fantasia – come scrive Cristina Battocletti nella sua prefazione – è capace di creare il mistero che non abbandona nemmeno nel finale quando lascia il lettore a riflettere su un mondo di formiche”.
Il valore di questo romanzo sta proprio nel fatto che in esso, l’ultimo che l’autore compose poco prima della sua morte, viene ripresa la tecnica favolistica e surreale che aveva caratterizzato la sua produzione migliore. Certo la narrazione surreale permette di dire della realtà più di quanto potremmo dire in una narrazione realistica. È in questo la sua forza, la sua suggestione.
Il libro nasce grazie all’impegno della figlia Chiara e dell’editor Cristina Babino e vuole regalarci un altro tassello per comprendere e apprezzare appieno questo autore triestino che, scoperto tardi da Bobi Bazlen, ottenne con alcuni dei suoi romanzi (“Il sosia”, “Il re ne comanda una”, “Il richiamo di Alma”) importanti consensi nazionali.
m.t.t.