La vita vera

La vita vera, la grande assente delle grigie città dell’Occidente pulsa nelle colline coltivate a riso, nei fiumi circondati dalle mangrovie, nelle isole sperdute della Polinesia non ancora raggiunte dal turismo di massa. I ritmi lenti, il clima, la natura con le sue violenze, – terremoti, eruzioni vulcaniche, alluvioni o tsunami, – e la sua straordinaria bellezza – mari blu profondo, animali selvatici, tramonti e cieli stellati – ne determinano i ritmi, i tempi. Sono zone dove i bambini difficilmente crescono davanti a videogiochi o a schermi giganti, sono luoghi dove un adolescente non preferisce rimanere a casa sdraiato nel suo mondo fittizio piuttosto che confrontarsi con la realtà. Sono posti violenti, pericolosi, eppure i bambini giocano tranquilli per strada e hanno sempre un sorriso per gli sconosciuti. Ci dev’essere un’inconscia aspirazione a una vita più vera di quella che da decenni si vive da queste parti (e anche, sempre più spesso si diffonde in molte città dell’Asia e del resto del mondo con una dinamica tentacolare che già negli anni 90 Terzani denunciava), se noi, che in fondo tanto buoni non siamo, che abbiamo sempre pronto un coltello reale o metaforico per le persone che ci sono vicine, che non abbondiamo in generosità ma mettiamo noi stessi al centro,- e se non lo facciamo ricorriamo persino a uno psicologo che ci sviti la nostra testa balorda per poter finalmente camminare con gli stivali chiodati sulle persone, – noi dunque che, a quanto si può osservare, non siamo certo santerellini e marieteresedicalcutta, quando si parla di migranti ci sentiamo attratti e comprensivi. Non credo sia soltanto una pregiudiziale posizione ideologica voluta da un settore dominante in campo culturale. Penso che le ragioni siano più complesse e affondino nel nostro inconscio. In fondo sappiamo, forse non a livello cosciente, che la società che abbiamo creato non è il plus ultra, non ne siamo soddisfatti, anche se apprezziamo le comodità che ci fornisce, abbiamo l’inconscia paura che le speculazioni finanziarie possano afflosciarsi in pericolose bolle, sappiamo che le generazioni si succedono in fretta e se si inverte l’ordine, ovvero se si idolatra solo la giovinezza, presto ci si ritrova surclassati da quelli che incalzano, e poi veloce arriva una vecchiaia che nessuno vorrebbe vivere come la si vive da noi, dove il rispetto e l’autorità non hanno valore, dove ognuno esercita meschinamente il suo potere e abusa di chi non ce l’ha. Mi direte che in altre società succede molto peggio. Forse. Ma non ho visto (posso sbagliare) quell’aridita’ sentimentale che in Occidente è diventata quasi una regola e un dovere. Ci sono ingiustizie, abusi, violenze, – e dove mai nella storia non ci sono stati?, la storia è per ipotesi un’orrenda sequela di disperanti follie) – ma non l’egoistica fredda e squallida aridità che ci attraversa.
E poi la non vita, l’aridità di un sistema che trasforma tutto in aridi algoritmi, che rende la vita asettica, incolore, che ci fa camminare tra I nostri simili col timore di un coltello alle spalle, anzi che ha reso questa condizione quasi una norma, una scontata routine, non crea certo persone felici. E felici in effetti non siamo e in questa infelicità guardiamo gli altri e facciamo sogni. Noi siamo abituati ai colori marcati e innaturali delle foto di Instagram, alla realtà virtuale che rende la vita artificiosa, siamo abituati alla non verità, ai talk show, ai racconti sopra le righe. Siamo abituati alla vita comoda, all’automobile sottocasa, a non rinunciare a nulla, siamo abituati a svendere la nostra anima per avere qualcosa di materiale. Siamo diventati figli di una società dove si sta troppo bene e ci si mette poco a confronto con la durezza della vita.
E così a livello inconscio, per contrasto, siamo attratti dalla vita vera. E dove la possiamo scorgere la vita vera se non nelle facce giovani di quei ragazzi che hanno attraversato continenti per arrivare qui? Loro sì che hanno sperimentato l’avventura, loro sì che hanno conosciuto la polvere, le notti sotto le stelle, la ferocia e la dolcezza dei loro simili. Noi abbiamo solo una pallida idea delle passioni, delle difficoltà estreme. E proprio perché non le conosciamo le troviamo attraenti. E come una falena giriamo attorno alla luce.
Ma quando una società che si è data allo sperpero e al disordine morale spera che ci sia qualcuno più forte che la venga a salvare, quella è una società perduta.

m.t.t.