opinionistica

Siamo buoni. Ci odiamo tutti.

Credo che in nessuna civiltà si sia stati così sensibili alle discriminazioni di ogni tipo come nell’Occidente del dopoguerra. Dopo gli orrori di una scelta, quella tedesca, di eliminare dalla società gli elementi che potevano indebolire la razza, dagli ebrei agli zingari agli omosessuali, la società occidentale fu bene attenta a ricostruire la sua identità sulla proclamazione ad abundantiam della assoluta uguaglianza di tutti gli uomini. Mai nessuna civiltà del passato, men che meno la civiltà greco latina di cui ci vantiamo discendenti, l’aveva fatto. Per il mondo classico c’erano gli uomini liberi e gli schiavi, c’erano i greci e i barbari. Tutti uguali? Col fischio. Continua a leggere

L’equivoca eredità di una rivoluzione lontana

Il nostro mondo, il mondo delle disuguaglianze in quantità, fonda uno dei suoi cardini di pensiero sul concetto che siamo tutti uguali. Idea nata al tempo della rivoluzione francese. Liberté, égualité, fraternité inneggiavano i rivoluzionari mentre la ghigliottina faceva cadere le teste. Ci sono però degli equivoci. Si inizia con l’equivocare le cause della rivoluzione. Continua a leggere

La vita vera

La vita vera, la grande assente delle grigie città dell’Occidente pulsa nelle colline coltivate a riso, nei fiumi circondati dalle mangrovie, nelle isole sperdute della Polinesia non ancora raggiunte dal turismo di massa. I ritmi lenti, il clima, la natura con le sue violenze, – terremoti, eruzioni vulcaniche, alluvioni o tsunami, – e la sua straordinaria bellezza – mari blu profondo, animali selvatici, tramonti e cieli stellati – ne determinano i ritmi, i tempi. Sono zone dove i bambini difficilmente crescono davanti a videogiochi o a schermi giganti, sono luoghi dove un adolescente non preferisce rimanere a casa sdraiato nel suo mondo fittizio piuttosto che confrontarsi con la realtà. Sono posti violenti, pericolosi, eppure i bambini giocano tranquilli per strada e hanno sempre un sorriso per gli sconosciuti. Continua a leggere

Prima del botto

Oggi si dice spesso che il lavoro manca, ma in realtà lo potremmo affermare solo se ci trovassimo in una società ben funzionante che non fa mancare servizi, che offre a tutti i cittadini il miglior confort. Non è la condizione di tutte o quasi tutte le società occidentali dove le quotidiane lamentele degli utenti per le lungaggini, i disservizi, le attese infinite sono la palese dimostrazione che molto si potrebbe ottimizzare. Manca però una volontà in questo senso, manca una programmazione, mancano delle menti che pilotino in una direzione o nell’altra le forze lavoro. Perché non ci sono? Perché tutto è lasciato all’improvvisazione e all’iniziativa, spesso miope, dell’individuo? Continua a leggere

Una società diversa? Perché no?

Certo, tutti speriamo di ritornare prima possibile alla vita di prima. Ma forse tornare indietro, oltre che impossibile, non è quella gran meraviglia. Guardare avanti e non rimpiangere il passato è sempre meglio. Cosa ci offriva prima il nostro mondo? Disoccupazione giovanile a limiti insostenibili e moralmente inaccettabili, debito pubblico esorbitante e classe politica da decenni piuttosto deboluccia, scuola concepita come intrattenimento e generatore di titoli difficilmente spendibili, sordo livore tra generazioni che si rinfacciavano lo stato delle cose, Continua a leggere

Agamben e dintorni

Certo che lo scontro attuale tra capitalismo liberale, quello dell’Occidente, e capitalismo autoritario, quello che si è sviluppato in estremo Oriente, darà come risultato la fine del nostro mondo e la sconfitta dell’ Occidente. Ma questo è evidente per motivi numerici e poi per l’ovvia ragione che un mondo profondamente demotivato e isterilito nel suo intimo come il nostro non può competere con un altro in crescita demografica economica e culturale. Sono i corsi e ricorsi della storia. Continua a leggere

Quello che neghi ti sottomette

Quello che neghi ti sottomette, così diceva uno dei padri della psicoanalisi, non pensando forse che questa verità, riferita alle dinamiche dell’inconscio, potrebbe ben essere applicata anche alla realtà attuale. In effetti quello che neghi ti sottomette e quello che credi di eliminare – non prendendone atto e cercando di minimizzare i danni con comportamenti razionali ma soltanto ignorandolo e negando la sua esistenza – ti distrugge. Continua a leggere

Intrattenimento scolastico con mascherina

Improvvisamente il problema inquinamento, riscaldamento globale, clima impazzito non esiste più. Fornire 11 milioni di mascherine al giorno per la pagliacciata del quotidiano intrattenimento scolastico diventa la priorità, eh sì, perché le mamme hanno da lavorare chattare scopare gestirelapropriavitaeilpropriotempo mica occuparsi dei marmocchi. Il bambino deve ritornare a casa ben nutrito dalla scuola, e guai se la mensa disattende le norme della corretta alimentazione, e così la mamma al ritorno gli può dare due barrette di monodigliceri che gli piacciono tanto e spararsi una serata in giro per bar ristoranti e se è estate anche un po’ di disco all’ aperto, oppure una cenetta tra amici con corredo di pargoli vocianti e assonnati. Continua a leggere

La follia che proviene dal dio è assai più bella di ogni saggezza umana

chagall 5Platone diceva che l’arte si serve degli uomini anche da poco per realizzarsi. Persone di scarso valore e di discutibili doti umane possono partorire delle opere di grande valore. Questo lo possiamo constatare anche passando in rassegna la vita di alcuni grandi del passato che nell’arte raggiunsero vette insuperate e nella vita furono delle persone di grande banalità. Alcuni furono malvagi o gretti, altri si diedero a tutti quei vizi che nelle loro opere bollavano, altri ebbero vite spericolate e sgangherte, molti morirono suicidi. Continua a leggere

La necessaria sottrazione

Forse dovremmo imparare a sottrarre, a non accumulare sempre, – sensazioni immagini parole, – ma a selezionare, a togliere di mezzo quello che ci sta trasformando l’anima in un magazzino, con le informazioni accatastate, e a fare ordine. Forse dovremmo imparare a strutturare, a porci dei centri di gravità, a togliere quello che non è significativo, a scegliere con giudizio. Continua a leggere

La letteratura in pericolo di Tzvetan Todorov

Della gran quantità di libri che l’oggi inquieto produce che cosa rimarrà? È una domanda che viene da porsi dato che ogni epoca ha fatto le sue cernite, le sue selezioni. Ma la selezione sui libri di oggi su quali basi si fonderà?
Chi riuscirà a valutarne la qualità? Forse sarà una selezione legata alla quantità, alla presenza, più che alla qualità. Forse rimarranno gli autori più scafati, quelli che si sanno vendere meglio e un giusto criterio di selezione sarà pura utopia. Che ne sarà del futuro? Se lo chiede anche Todorov nel suo bel saggio La letteratura in pericolo che condanna lo spostamento dell’attenzione dal senso globale che un’opera trasmette a dettagli tecnici, abilità letterarie, giochi e virtuosismi che non rendono di necessità un libro una grande opera. Continua a leggere

Lina Galli, una poetessa da ricordare

20151216_115816La memoria ha la vita corta. Incalzati dalle novità in ogni campo si tende presto a dimenticare il passato. A Trieste una poetessa che negli anni Settanta e Ottanta era molto nota oggi è pressoché dimenticata: Lina Galli.
Ebbi modo di conoscerla negli anni Novanta quando lei era molto vecchia, aveva superato la novantina, e io avevo appena pubblicato il mio primo libro di poesie. Mi sembrò una persona molto entusiasta della poesia e della vita e questo mi piacque. Continua a leggere

Rileggendo l’epistolario di Cesare Pavese

cesare-paveseAl suicidio di Pavese è stato dato sempre molto spazio e molti hanno cercato di spiegarlo con motivazioni legate alla sua insoddisfacente vita amorosa o a disturbi di natura sessuale. Per capire l’animo di Cesare Pavese e il percorso che lo portò al suicidio sono di indubbia utilità l’epistolario e il diario Il mestiere di vivere. Sono loro a farci luce sui meandri più oscuri e meno pubblici del suo pensiero e del suo percorso umano. Nel ricchissimo epistolario viene spontaneo andare alla ricerca di quell’incrinatura dell’animo che lo portò a scegliere la morte. Ci sono nelle lettere, e in particolare nelle lettere dell’ultimo periodo, molte interessanti indicazioni; particolari inquietanti che, scritti appena qualche mese e in alcuni casi qualche giorno prima del suicidio, inquietano ancora di più. Continua a leggere

Pace violenza e letteratura noir

ancoraÈ diffusa la convinzione che la nostra società sia una società violenta e che la letteratura noir in tutte le sue varianti, fino all’estremo del polar, sia il genere letterario che meglio la rappresenti; ne sia insomma la rielaborazione artistica più adatta. Non ne sono del tutto convinta. Penso che la Londra in cui viveva Shakespeare fosse una città più violenta, una città in cui si poteva incontrare la morte con maggior facilità che nelle nostre metropoli. Continua a leggere

Bicchieri di plastica

miròIn quarant’anni il nostro impatto negativo sulla biosfera è triplicato, e non smette di crescere. Sembra impossibile. In fondo, non mangiamo il triplo, non viviamo il triplo, non abbiamo che parzialmente migliorato la qualità della nostra vita e in certi settori si vive per certi aspetti peggio. E allora? Come mai? Continua a leggere

Passeggiata triestina

20151026_191807A vederlo di notte o in un giorno di bora viene da scambiarlo per un signore che attraversa il ponte del Canal grande. E invece è una delle statue a grandezza naturale che campeggiano a Trieste, opera dello scultore Nino Spagnoli: Joyce col un libro sotto braccio, la giacchetta leggera e un papillon, e in faccia l’aria di andarsene in una delle sue osmizze a bisbocciare. Continua a leggere

La globalizzazione delle classi sociali

40_ppDSCN1426Quando cadde il muro di Berlino e anche gli altri paesi dell’Europa orientale smisero in fretta i panni dell’utopia comunista, che avrebbe dovuto portar loro giustizia e felicità, quando le roccaforti del comunismo – come Russia e Cina – si abbandonarono nelle braccia del capitalismo consumatore e smisero con gioia i loro panni uniformi per abbracciare i miti di questo Occidente, a sua stessa detta, vuoto di ideali, tutti pensammo che l’utopia che aveva scaldato le menti di tanti, dagli anni Trenta agli anni Ottanta, fosse definitivamente tramontata. I più idealisti possono essersi rammaricati che sia miseramente crollata un’utopia, in fondo di gran livello, che voleva realizzare la giustizia sulla terra – laddove le religioni fino allora avevano proposto una giustizia rinviata all’al di là. Non so se ci si sia adeguatamente accorti di un fatto che abbiamo sotto gli occhi e che proprio per la consuetudine non avvertiamo. Continua a leggere

La poesia e il mondo contemporaneo

chagall3“Il mondo contemporaneo è certamente il più inadatto dei mondi possibili per la poesia, perché è il mondo della chiacchiera, del frastuono, dello svilimento incalzante del senso” sosteneva negli anni Novanta Giancarlo Pontiggia, osservando il divario che si era creato tra i poeti, che molto spesso tendevano ad arroccarsi in piccole consorterie, e il pubblico nel senso più lato.
Eppure, se percorriamo la letteratura del Novecento, ci accorgiamo che proprio alla poesia è stato affidato il compito di esprimere i punti nevralgici della nostra scombinata esistenza, assieme ai temi che da sempre sono stati appannaggio dell’uomo nella sua dimensione spirituale: il tempo, il senso dell’esistere, gli affetti. Continua a leggere

Svevo: scrivere come misura d’igiene

Cittavecchia _serale“Devo pensare a scrivere per sentirmi vivo, posto che la vita che faccio, tra tanta virtù che ho e che mi viene attribuita, e tanti affetti e doveri che mi legano e paralizzano, mi priva di ogni libertà. Io vivo con la stessa inerzia con cui si muore. E voglio scuotermi, destarmi. Scrivere sarà per me misura d’igiene”. Continua a leggere

Montale e il mondo classico

eugenio_montaleRiguardo a Montale si è detto di tutto e di più. Si sono susseguiti congressi, tavole rotonde, mostre. Sono stati scoperti risvolti inediti, sono state ridette idee scontate. Ci si è spinti un po’ a lato della grande produzione poetica, allungando gli occhi anche sulle prose di “Farfalla di Dinard” e sull’enorme mole della sua pubblicistica. Aggiungere qualche cosa a tutto ciò sarebbe presuntuoso. Eppure mi è rimasta una piccola insoddisfazione, l’idea che le proporzioni talvolta non vengono rispettate. Quando si parla di rapporti tra la grande poesia italiana del Novecento e il mondo classico il nostro pensiero corre subito a Quasimodo, ai suoi miti di “Acque e terre”, alle sue traduzioni dei lirici greci. Nulla di analogo per Montale. Continua a leggere