Il Maschio Ecologico, presentazione di Elvio Guagnini
Una raccolta di racconti pone sempre il problema della sua organicità o meno, o -per un altro verso -occasionalità o meno nei criteri di organizzazione del materiale narrativo. Questo volume, Il maschio ecologico, evita di proposito al lettore questioni preliminari del genere dal momento che racchiude i testi in una cornice dove una moderna Melitta, da strumento di piacere (così com’è evocata da D’Annunzio), diventa agente di consolazione, cerca di capire l’uomo come interlocutore e impone ai racconti il senso di una ricerca di conoscenza e di controllo della realtà quotidiana moderna.
È significativo che, a questa “conduzione ” femminile della “cornice “, corrisponda un nucleo nutrito di racconti nei quali il ruolo protagonistico è sostenuto da donne (per lo più giovani). E, anche quando esse non risultino collocate in questo ruolo o pure quando i protagonisti siano degli uomini, l’universo femminile gioca seppure di scorcio o in posizione più defilata un ruolo di movimento problematico dell’orizzonte ideologico della narrazione.
L’ obiettivo del discorso è -con evidenza- un ragionamento non solo sul rapporto affettivo tra, i due sessi e sui suoi mutamenti nella società attuale ma (più latamente) sui condizionamenti della routine, sulle imposizioni -formali o sostanziali -che questa società avanza nei con fronti di chi la vive nei suoi ruoli complessi, nel lavoro, nella vita sentimentale: un ragionamento, sui punti deboli, ma anche sui possibili punti di forza e di resistenza all’integrazione, all’omologazione, all’emarginazione o allo schiacciamento delle personalità individuali.
È logico, quindi, che l’universo femminile appaia come emblematico di una condizione tradizionale di accettazione di regole, non sempre di libertà (anzi, spesso repressivi delle potenzialità individuali), ma anche di reazioni di diverso genere a queste regole. Qualche volta, queste, reazioni sono solo accennate, inespresse, oblique,. altre volte, appaiono più dure e dirette, d rifiuto, o tentano decisamente il rovesciamento dei ruoli tradizionali e la rivincita sui comporta menti a cliché imposti alla donna.
I racconti di questo volume affrontano questi problematica con strategia avvolgente, no1 vistosa: prospettano segmenti minimi, quotidiani, di rapporti affettivi di vario tipo, enunciat per lo più in modo asciutto, senza sovrapposizione fastidiosa di commenti. Sono storie, talvolta, di piccoli o più grandi strappi liberatori, di ricerca di autoespressione, ma anche di delusioni, o di tentativi di rivincita per recuperare un senso, quale che esso sia, di libertà. Sono storie di esitazioni, di dilemmi, tra una “normalità” sicura secondo gli schemi tradizionali, e una possibile libertà fuori da questi schemi.
Spesso i personaggi “vincenti “, positivi, portatori di ” decisionismo ” ( come si dice oggi) o anche semplicemente di una mentalità pragmatica, sono quelli femminili. Capaci, spesso, di decidere positivamente in questioni intricate di psicologia del mènage corrente, dotati di semplicità risolutoria,’ abili nel controllo delle emozioni e delle loro conseguenze, oltreche dell’incombere di una memoria spesso ingombrante ( e di questioni che ricadono nella circoscrizione professionale dello psicanalista),
I racconti di questo volume prospettano, d’altra parte, pure questioni che sono collegate anche (ma non solo) ai temi di cui si è detto: rapporti generazionali, in termini di modelli e di comportamenti; esitazioni di fronte a possibili nuove libertà, non sempre ancora introiettate dalla personalità di chi vive situazioni dilemmatiche,” le strategie di autodifesa di fronte a una routine familiare o professionale che tende all’annullamento di margini di libertà.
Talvolta, il racconto può assumere anche la forma della favola, della fantasia sospesa oniricamente tra dimensioni diverse del vissuto, della tensione nostalgica, dell ‘ inquietudine e dl sogno come forma di rifiuto della realtà esistenziale e della piattezza e mediocrità della vita metropolitana moderna.
Significatamente, a chiudere il volume è u racconto allegorico che propone la questione della libertà di scrivere e di comunicare in un società massificata, la questione della libertà di comporre testi letterari capaci di comunicare anche la crisi e l’incubo, e non solo messaggi rassicuranti e addomesticati.
Racconti brevi, talvolta brevissimi –questi- talvolta addirittura in forma di flash. Picco reperti di una “ normalità ” talvolta abnorme dietro la quale si intravede spesso il quadro delle distorsioni morali, sentimentali, affettivi comportamentali, che la routine impone e alla quale si oppongono qualche piccola forza interiore o -da un altro lato -l’ utopia, o una morale più ampia e sicura, oppure barriere di vario tipo e punti di resistenza.
Un manuale minuto, questo, in forme di racconto talvolta ironico e svolto con grazia intelligente. In forma piana, non pretenziosa, e in un linguaggio scarno, chiaro, che sembra alludere anche nella forma -a una naturalezza da recuperare, apparentemente desueta nei rituali magnioquenti e spesso intenzionalmente barocchi di un società per ora intimamente ridotta e ristretta almeno nei rituali (non nelle potenzialità).