La velocità di comunicazione e il vasto accesso alla cultura e all’informazione non creano di per sé un mondo di luce quando manchi il valore fondamentale dato dal passaggio di testimone da una generazione all’altra che veicola saggezza e valori condivisi, è questa la riflessione su cui si incentra “La notte si avvicina”, la recente raccolta di poesie di Marina Silvestri.
Leggevo qualche giorno fa in un articolo pubblicato su La lettura che le nuove mamme sono molto diverse dalle madri delle generazioni precedenti. Le attuali trentenni si rapportano con la maternità in modo molto autonomo fondando la loro conoscenza più su un passaparola orizzontale piuttosto che apprendere, come in passato, dalle generazioni precedenti attraverso la testimonianza e una veicolazione verticale di esperienze e di vissuto.
È un bene, è un male? Difficile dirlo. Sta di fatto che forse è un indicatore delle trasformazioni a cui il nostro mondo sta andando incontro.
Marina Silvestri, giornalista radiofonica e scrittrice, autrice di molti saggi di carattere storico e di divulgazione scientifica e di alcuni romanzi e racconti, ha voluto affidare la sua riflessione su quello che rappresenta nel rapporto madre-figlio la ninna nanna a questo libro di poesie, recentemente edito dall’Ibiskos, che allude contemporaneamente a una nota ninna nanna e alla condizione del mondo in cui ci troviamo a vivere. Un antichissimo testo, il Vishnu Purana, come osserva l’autrice nella sua prefazione, colloca il momento in cui l’umanità toccherà il suo punto più basso quando “i violenti e i ricchi regneranno sulla terra” “prevarrà la casta dei servi” “l’unica via di successo sarà la falsità” “verranno venerati soltanto i tesori materiali” “ movente di devozione sarà soltanto la salute fisica” e “il solo legame tra i sessi sarà la passione”. Con sorprendente forza profetica l’antico testo sembra quasi delineare la situazione in cui versa l’umanità attuale, in un momento storico in cui da un lato si attinge al massimo possibile di informazioni, ma dall’altro il meccanismo di trasmissione della memoria e della sapienza appare ampiamente compromesso. Le 22 poesie che costituiscono la raccolta sono ispirate dal desiderio che questa frattura in qualche modo venga sanata. Il libro è imperniato sul tema della ninna nanna, momento privilegiato di unione tra madre e figlio. A questo proposito ho intervistato l’autrice.
Quando è maturato in te il pensiero di dedicare al tema della ninna nanna un libro?
L’urgenza di mettere su carta una riflessione sul momento della ninna nanna che all’apparenza sembra un tema ‘desueto’, è maturata quando mi sono resa conto che non viene più praticata. Me ne aveva parlato un operatore che lavora per le scuole per dell’infanzia, poi ho fatto un piccola indagine fra amici e conoscenti ed altre persone del settore e ne ho avuto la conferma. Ho cominciato a pensare che il fatto che non fosse più ‘di moda’ non era una faccenda irrilevante, ma sostanziale, cambiava un rapporto intimo, viscerale, emotivo fra la madre e il bambino, una forma di comunicazione che va al là dei canali razionali.
Nella tua esperienza di scrittrice hai usato vari registri espressivi, dal saggio al romanzo, dal racconto alla poesia. In questo libro la scelta della forma poetica da cosa è motivata?
Nelle cose che ho scritto ho sempre cercato di evidenziare le forme più inconsce, oscure, empatiche di comunicazione, le casualità che ci sorprendono, gli incontri e gli accadimenti che sembrano dettati da leggi estranee a ciò che è verificabile e classificabile.
E questo appare in altre forma anche nei testi in prosa dove al rigore dell’analisi storica si somma l’emozione. Ma in questo in modo particolare…
La ninna nanna era una sfida per la scrittura. Come in altri miei testi mi dava l’occasione di espandere l’attimo, di dilatare il tempo ed il flusso dei pensieri, cosa che si presta ad una prosa poetica. Fra le cose che ho scritto c’è un racconto ambientato durante il passaggio dell’eclisse, un altro mentre la protagonista sorseggia un cappuccino, un altro ancora nei minuti necessari a sparecchiare la tavola, poi durante una breve telefonata. L’arco di una vita che si affaccia alla mente in pochi secondi di sintesi e verità. La molla è sempre una forte emozione.
Nel momento privilegiato in cui la madre si rapporta con il figlio, e tutto il resto del mondo è escluso, si creano dei legami fortissimi, si incide sul futuro del bambino, si creano dei solchi che verranno inevitabilmente percorsi, ma questo è anche un momento in cui la vita appare in tutta la sua intensità, con le sue scelte, le sue difficoltà, i suoi errori, il suo fascino talvolta terribile (“sei tu ora ad avere gli occhi spalancati/ a guardarti dentro”)
Come scrivo nell’introduzione la ninna nanna è un momento di vicinanza al figlio, di calore, di affetto, di accompagnamento al sonno e al riposo ma è anche presa di coscienza della maternità che è gioia e paura del domani per sé e per la vita che sta crescendo. Di responsabilità a tutto tondo anche civile. Di riflessione sul proprio passato, sulle scelte e i sogni della propria generazione.
Perché i tarocchi? Perché 22 poesie, ventidue quadri che hanno per riferimento i tarocchi?
I tarocchi sono un’architettura perfetta, un libro aperto che racconta tutti i casi della vita e le possibili soluzioni, le possibili strade che possono essere prese. Tutta la casistica dei sentimenti, dei rapporti con l’altro, la famiglia, la società.
Mi appassionano da sempre per la straordinaria stratificazione culturale che offrono, perché la loro lettura è ‘aperta’, implica sempre l’inclusione del soggetto, – non parlo di cartomanzia – ma del valore polisemico e simbolico di ciascuna carta. Le lettere dell’alfabeto ebraico a cui sono associate le lame, il numero che portano impresso, sono corrispondenze su cui esistono studi di carattere esoterico che vanno alla radice del pensiero filosofico e non solo, ma sono allo stesso tempo essenziali, dirette e di comprensione immediata. Gli Arcani Maggiori. Al di là dell’alone di mistero che comunemente viene loro attribuito (con tutto un corollario di scemenze che ne depauperano il valore) penso siano una visione del mondo tradizionale, intendendo per tradizione quel substrato condiviso da tutte le culture e religioni sul rapporto con il mondo, la natura e i suoi ciclo e il sacro e i suoi riti. Chi mastica un po’ questa materia o ne ha sentito le suggestioni non avrà difficoltà a comprendere il ‘gioco’ che ho voluto impostare.
Frammisti nei versi ci sono anche frammenti di canzoni che hanno segnato la tua generazione. Anche questo in un certo senso fa parte della volontà di tramettere la memoria oltre che di contestualizzare in un momento storico preciso il testo. La constatazione della frattura, del solco tra la generazione a cui tu appartieni e la generazione delle neomamme mi sembra una delle molle su cui si costruisce il libro…
Ho giocato con le canzoni della mia generazione e di quella precedente, inoltre le canzoni popolari, motivi e versi che rappresentano un’esperienza che dà appartenenza e memoria. Perché ho voluto parlare anche della trasmissione della memoria che a mio avviso è una vera emergenza. La scomparsa della ninna nanna dovrebbe essere una spia, un segnale d’allarme. È un fatto emblematico. Spero che questo testo possa richiamare l’attenzione. I grandi mutamenti si leggono da piccoli impercettibili segnali.
(m.t.t)