Bretagna

Viaggio in Bretagna quest’anno, per goderci l’Oceano che è sempre per me una grande emozione e per vivere un po’ in Francia. “L’Italia ha un gap notevole con Francia Germania e Gran Bretagna quanto a ferrovie” pensiamo mentre affrontiamo con erculeo sforzo la salita su un Frecciabianca munito di gradini enormi dove dobbiamo caricare i nostri bagagli. I Tgv francesi sono migliori ma meglio ancora sono indubbiamente i treni a livello su cui si può trascinare senza sforzo i trolley.

TGVLa Trinité Sur Mer

Molti stati li possiedono e offrono ai cittadini un servizio più comodo. Da noi non si fanno migliorie perché si dice che c’è poca utenza. Indubbiamente l’utenza sarebbe maggiore se il servizio fosse di miglior qualità…Trieste poi, finché rimarrà non collegata con gli stati dell’Est, sarà sempre un capolinea mal servito… Stranamente non c’è ancora la maturità per un sensato ripensamento europeo del settore. Per far interagire stati che da soli contano poco nell’equilibrio mondiale…
“Amo la Bretagna per il suo carattere selvaggio e primitivo” diceva Gauguin che a Pont-Aven si ritirò e fondò una scuola di pittura. La Bretagna ha una luce che incanta i pittori e un’atmosfera che affascina gli amanti della natura e quelli che vogliono meditare sul passato della storia umana. Nel Sud della Bretagna, nella zona di Carnac e del golfo del Morbihan, i megaliti si sprecano e ci riportano a epoche lontanissime (alcuni risalgono addirittura a 5 mila anni prima di Cristo).

CarnacErdeven

Passeggiamo tra i dolmen e gli allineamenti di Menec che conta quasi millecento menhir disposti in forma semicircolare e l’allineamento di Kermario. Vaghiamo nella zona del Quiberon, una penisola di spiagge sabbiose, e arriviamo a Locmariaquer col suo Grand menhir brisé e la Table de marchands, enorme dolmen con camera mortuaria e lastre incise. La zona è ricca oltre che di monumenti preistorici di bellissime spiagge sabbiose e ventose e di allevamenti di ostriche.

LocmariaquerLocmariaquer

Affittiamo un appartamentino in un castello ristrutturato che ha intorno uno splendido parco e, pur nella sua essenzialità, offre tutto l’indispensabile (persino un coltellino apri-ostriche che utilizzo con molta soddisfazione).
Lontani dalla folla di Parigi, dove siamo rimasti per alcuni giorni, ci godiamo la pace idilliaca dei luoghi in un andirivieni senza tempo tra spiagge e megaliti.
Le Mont-Saint-Michel ci accoglie in un giorno di sole. La luce gioca tra la sabbia. L’abbazia al solito appare come un miraggio, un luogo incantato. Con una navetta attraversiamo lo stretto ponte. È bassa marea e parecchi (accompagnati da guide per evitare le sabbie mobili) camminano qua e là sul fondale di sabbia cercando conchiglie e molluschi. Penetriamo attraverso porte fortificate e tre cerchie di mura nel borgo, poi saliamo per la Grand-Rue alla volta dell’abbazia tra negozietti ristoranti e creperie affacciati sul mare.

Le Mont S. MichelLe Mont S. MichelLe Mont S. Michel

Il complesso è enorme e si è sviluppato nei secoli. Attraversiamo lo splendido chiostro con colonne sottili e rilievi incisi nella pietra di Caen, il refettorio, la sala degli ospiti e quella dei Cavalieri e infine emergiamo sul cammino di ronda che attraversa gli antichi bastioni. Ridiscendiamo e ci fermiamo a mangiare in un ristorantino gestito con efficienza e velocità incredibile da maestranze cinesi. Il pranzo è solitamente occasione di conversazione, ma la velocità è tale che non facciamo neppure in tempo a iniziare un discorso.

JosselinJosselin

Mio marito guarda sulla macchina fotografica le belle fotografie del castello di Josselin, con le sue torri rotonde che abbiamo visitato attraversando la parte interna della Bretagna. Luogo di leggende e di incantesimi, di mago Merlino e dei Cavalieri della tavola rotonda. Ci vorrebbe anche ora qualche Lancillotto, penso, qualcuno senza macchia e senza paura che si avvii tranquillo nella foresta di Paimpont e nel bosco di Broceliande e imbocchi la Val sans retour da cui non si esce se non immacolati. Politici così ci vorrebbero. Ma la società produce quello che sa produrre. Tutto è in funzione dell’utile. Tutto ridotto ai minimi termini. Gli uomini hanno dimenticato di sognare. Hanno dimenticato la bellezza di essere persone oneste…
Con un po’ di buona volontà si troverebbero delle soluzioni. Ma la scuola dovrebbe essere diversa da com’è oggi. E anche le alternative professionali dell’oggi con creatività e immaginazione potrebbero essere messe in discussione… se ne potrebbero inventare di nuove che meglio soddisfino le esigenze della società (tutti sappiamo quali settori siano carenti, perché non si incrementano quelli?) E poi, soprattutto, l’individuo dovrebbe pensare allo studio e al lavoro non come a una prospettica fonte di profitto, ma come a un luogo di realizzazione e di scoperta… Insomma un mondo più idealista e più felice…

Ma forse l’uomo è ormai diventato, come appare nelle sculture che abbiamo visto campeggiare nelle gallerie che fiancheggiano i negozi degli Champes Eliseés, un individuo in giacca e cravatta col cappello e la ventiquattrore in mano ma senza il tronco, il cuore, senz’anima.
Siamo diventati così? Chi ci ha reso così per il suo profitto?
Non è difficile dare una risposta e forse iniziare il (non facile) cammino inverso…

(settembre 2012)

L’articolo completo è pubblicato nel libro “Rotte d’Europa” Hammerle editore, 2015