Provenza e Catalogna

Questa primavera, anche se la nostra meta è la Catalogna, inseriamo delle soste in zone che abbiamo ampiamente frequentato negli anni precedenti in Francia: e così la Provenza con i paesini arroccati di Cagnes, Saint Paul de Vence, Biot, sempre gradevoli in questa stagione, la Costa Azzurra e l’amata Antibes con le sue mura sul mare e i profumi delle piante grasse fiorite, Nizza con l’infinita Promenade des Anglais e la città vecchia piena di mercatini regalano ai nostri occhi emozioni non troppo nuove ma sempre gradite.

AntibesNizza

Saint Paul de Vence in special modo non mi delude mai, anche se si avanza tra macchine che cercano posteggi improbabili e un turismo mordi e fuggi che ormai ha snaturato il rapporto con la bellezza, e mi regala qualche novità – nuovi scorci che chissà come mai non avevo precedentemente osservato, come la casa dove visse il poeta Prévert negli anni 40, oppure una piazzetta deliziosa persa nel profumo dei fiori, che in maggio celebrano il loro tripudio.

St. PaulSt. Paul

Ma sono soprattutto gli atelier d’arte a donarmi le emozioni maggiori.

St Paul partSt. Paul atelierSt Paul - funambola

Si può toccare, attraverso una cinquantina di mostre concentrate nel ristretto ambito del paesino medievale, il polso della pittura e della scultura francese contemporanea, ci passano scultori e pittori che poi molto spesso finiscono nella grandi mostre di Parigi o di New York. Saint Paul de Vence è un laboratorio di ricerca insostituibile.

La nostra tappa successiva è nella zona tra Saint Rémy e Avignone. È una regione bella dall’inizio della primavera a settembre e ogni periodo offre una gamma di esperienze sensoriali diverse: dal punto di vista delle fioriture, non certo lussureggianti ed esotiche come quelle della Costa Azzurra ma pur sempre di pregio, del cielo che di solito è di un azzurro intenso spazzato da un Mistral inesorabile e teso, e del cibo (a giugno le pendici de Luberon sono piene di ciliegie, in estate Cavaillon è la capitale dei meloni e Avignone delle albicocche). Ma quest’anno è maggio e dobbiamo accontentarci delle fragole locali, della vista degli infiniti filari di alberi di ciliegie ancora acerbe e della frutta di importazione. Di solito quando soggiorniamo in questa zona optiamo per la zona di Saint Rémy con le sue suggestioni artistiche (legate soprattutto alla presenza di Van Gogh) e archeologiche (la zona di Glanum o lo splendido teatro romano di Orange)

St Remy Provence St Paul de MasoleSt Remy Provence Glanum

o per quella di Isle sur la Sorgue con le sue suggestioni petrarchesche oppure per la splendida Avignone che offre in ogni stagione dell’anno un bagno nell’arte assoluto. Questa volta ci sistemiamo nei pressi della Sorgue, la mitica sorgente d’acqua immortalata dal Petrarca in “Chiare fresche e dolci acque” e tra suggestioni petrarchesche andiamo vagando nei dintorni. Dintorni a dire il vero parecchio affollati perché sciaguratamente ci imbattiamo in due giornate di festività nazionale che hanno evidentemente scatenato la voglia di scampagnate semiculturali in gran parte degli abitanti della zona. Come ci era già successo a Pont du Gard dove frotte di famiglie in assetto da picnic con grandi baguette sbordanti dalle borse frigo mixavano vaghi interessi archeologici a un sicuro interesse per l’aria aperta e lo spuntino, anche qui orde di famigliole con bimbi di varie altezze e cani scodinzolanti mescolano un vago ricordo di qualche verso scolasticamente appreso con la voglia di trascorrere all’aperto una giornata quasi estiva. In maniche corte e calzoncini passeggiano sull’erba tra i fiori che il vento stacca dagli alberi e gli starnuti dovuti all’allergia stagionale. Petrarca è lontano in questo mondo ridotto ai minimi termini nonostante i suoi versi mi accompagnino come una colonna sonora nelle mie passeggiate.
A Isle sur la Sorge mangiamo maigret de canard in crosta di spezie e un’ile flottante dal dubbio gusto e guardiamo le anatre sfuggite all’eccidio gastronomico che vagano per il fiume. Isle sur la Sorgue è un centro di antiquariato e i negozi di mobili e tessuti antichi si sprecano. Alla ricerca di suggestioni artistiche scopriamo che il poeta surrealista René Char, uno dei fondatori del festival d’Avignone visse a Isle sur a Sorgue. Tra gli scrittori che hanno immortalato la Provenza ci sono indubbiamente Peter Mayle e Pierre Boule ma anche, ovviamente in modo marginale nella loro opera sterminata, Stendhal e Dumas. Qui visse anche il marchese di Sade nel castello di Lacoste che ai nostri tempi è stato acquistato e ristrutturato da Pierre Cardin, ed è impresso come marchio Lacoste.

GordonVenasque

Vaghiamo per villaggi minori alla ricerca di qualche particolare inedito e così raggiungiamo Gordes, bellissimo e inquietante paese arroccato sulla roccia, Venasque dove si mangia ottima cacciagione, Pernes les Fountaines che conta ben 40 fontane di varia foggia. La zona è anche ricca di interessanti abbazie da quella splendida di Sénanque che appare incorniciata da uno sterminato campo di lavanda a quella di Silvacane o di Montmayur.

La meta di quest’anno è la Catalogna ed esattamente quella breve striscia di terra che si stende tra i Pirenei e il mare (la bella e ancora “selvaggia”, come dice il nome stesso, Costa brava) terra ventosa e di contasti, di paesaggi marini che si alternano a paesaggi di montagna. Non mancano le aperte campagne come la piana di Figueres e quella di Gerona che Dalì definì la più bella campagna del mondo (tanto da sceglierla per ristrutturare il castello dedicato alla moglie Gala). Dalì in uno stretto triangolo di terra trascorse gran parte della sua vita. Nato a Figueres, che conserva di lui lo splendido Museo teatro, amava trascorrere le estati nello studio affacciato sul mare a Port Lligat o nel castello Gala-Dalì nei pressi di Gerona.

Le località della Costa Brava da Cadaqués a Bagur a Palamós sono gradevoli sia nel loro verdeggiante lungomare sia nella parte interna dove le strette vie fanno pensare a un profondo Sud.

CadaquesL'Escala

Il Nord della Spagna paradossalmente ha maggiormente le caratteristiche del vero e proprio Sud, certo di più che la costa attorno a Benidorm con gli orrendi grattacieli e la speculazione edilizia che grida vendetta o quella di Malaga, ricca e famosa per la bellezza delle ville e la frequentazione della malavita di tutto il mondo. Qui invece i paesini sono autentici, con le palme che si incastrano nelle case, con le buganvillee che si arrampicano e sbordano dai cortili, con i fili elettrici scoperti che attraversano la strada come a Marrakech o a Casablanca. Tutto è nel contempo a misura umana – la cordialità con cui vieni accolto a tavola, il calore degli spagnoli, la vivacità della vita – e organizzato male – regnano insomma le incongruenze di tutti i Sud del mondo – segnaletica stradale incongrua che segnala borghi minuscoli e non indica la direzione generale (un po’ come in politica) indicazioni risibili (si possono riporre le bottiglie nel bottino dei rifiuti solo in certe ore), insomma anche nelle piccole cose si ha la misura di un mondo bellissimo e affascinante ma che difficilmente funzionerà bene come negli stati del Nord Europa.
A Gerona, cittadina di media grandezza vorremmo lasciare l’automobile in uno dei giganteschi posteggi non a pagamento che precedono la città e ci ritroviamo ben presto in mezzo a moltissimi altri automobilisti che girano suonando insistentemente il clacson e gridano dal finestrino. Allora abbandoniamo quella ricerca ripiegando sui pochissimi posteggi a pagamento e con grande difficoltà alla fine risolviamo.
Gerona è una cittadina graziosa arroccata su uno sperone di roccia e affacciata con le caratteristiche case rosa e gialle della sua parte vecchia su un fiume. Ci sono alcuni monumenti di interesse, dalla cattedrale e alla chiesa di san Felieu, ma addobbata com’è con fiori e con installazioni variopinte appare un po’ posticcia. Mi piace di più la piccola Figueres anche se non c’è molto da vedere oltre al gigantesco teatro museo di Dalì, ma sarà proprio per la visita un po’ allucinata di questo luogo magico con le sue mille suggestioni e le splendide collezioni di quadri che contiene (non solo quelli di Dalì ma anche di altri pittori, primo tra tutti lo straordinario Pixtell con le sue figure umane create dai sassi marini) che ne usciamo con la sensazione di aver vissuto una città della Catalogna dove il particolare può essere l’universale, dove un lembo di mondo – il triangolo Figueres, Gerona-castello di Gala e Cadaqués – come dice Dalì nel suo Diario “può rappresentare l’universo”.

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Il castello Gala-Dalì sorge nei pressi di Gerona nella campagna dell’Empúries sulla base di un’antica costruzione di cui Dalì lasciò intatta la struttura portante e trasse, con la collaborazione di un amico architetto, uno splendido appartamento regale di una dozzina di stanze con tanto di faraonica stanza di rappresentanza per ricevere gli ospiti, molteplici stanze da letto e una bellissima terrazza d’estate che consentiva a Dalì di fare colazione al fresco guardando l’amata campagna.
La zona più suggestiva è quella che si affaccia sul mare e offre oltre alla splendida Cadaqués – dove soggiornarono non solo Dalì (rappresentato in una statua sul lungomare con cappello e bastone in una passeggiata di inizio Novecento) ma anche Picasso, Thomas Mann e Einstein, – altre graziose città sul mare come La Escala e Palamós, e, a breve raggio, paesaggi montani brughiera pini che dalle pendici dei Pirenei scendono fino alla costa mixati con ginestre e olivi che crescono selvatici un po’ dappertutto.
In alcune zone costiere la vegetazione è davvero lussureggiante, i pini marittimi si alternano agli allori e ad altre piante mediterranee come le tamerici, con un vero tripudio di colori e di aromi. Le calette che si raggiungono con strade a forte pendenza sono piene di fascino e contornate da comode strade pedonali in costa che consentono lunghe passeggiate. La zona presenta anche delle deliziose chicche archeologiche come Empúries nei dintorni di La Escala. Empúries ci si presenta in un primo pomeriggio soleggiato circondata da una cornice paesaggistica incantevole.

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La zona greca più vicina al mare offre bene visibili l’Asclepeion, il Serapieion, una parte delle mura, alcune case con resti del peristilio, l’agorà e la stoà. Più vasta la parte romana che si trova a monte ed è stata scavata solo in minima parte. Ammiriamo resti dei mosaici, parte del foro e della curia, il tempio di Augusto, il cardo maximus, le tabernae, parte delle mura, l’anfiteatro, alcune domus molto ampie, la palestra e l’ambulacrum. Paghi di questa bella scoperta ritorniamo alla nostra roulotte dove mi metto a scrivere e a meditare. Il viaggio in roulotte, che è un viaggio lento per antonomasia, consente di gustare il territorio a piccole dosi e di avere una conoscenza capillare dei luoghi. In epoche come la nostra in cui sembra che tutto debba essere consumato in fretta mi sembra gradevole andare controcorrente. Questo tipo di viaggio impone per forza di cose dei tempi morti tempi necessari per l’approvvigionamento e per sopperire ai bisogni elementari (procurarsi l’acqua, essere posizionati in modo favorevole) ma sono proprio quei tempi morti che ci consentono delle pause, in cui le esperienze possono essere decantate e assaporate, magari prendendo appunti o guardando un tramonto (se devo dire la verità io posso “assaporare” meglio perché il mio consorte è deputato a far funzionare il tutto mentre io trascorro il tempo nelle mie meditazioni).
Ripassato il confine con la Francia sulla via del ritorno sostiamo nella zona della Camargue a Le Pont-de-Gau tra cavalli al pascolo e aironi rosa che volano a stormo e ci avventuriamo per le strade dell’estuario del Rodano in mezzo a terre dove cresce una vite bassa battuta dal vento (che produce un delizioso vin de sable) e a piccoli mas con cavalli bianchi e tori neri al pascolo.

Ste Marie de MerCamargueCamargue

Il tempo è bello ma molto ventoso e quando arriviamo Saintes-Maries-de-la-Mer, un piccolo borgo sul mare meta primaverile degli zingari, che in effetti sono numerosi anche quest’anno con i loro carrozzoni variopinti ma anche con modernissimi camper e automobili nuove fiammanti di grossa cilindrata, dalle dune si solleva in velo di sabbia che rende il luogo più affascinante.

maggio 2013

L’articolo completo è pubblicato nel libro “Rotte d’Europa” Hammerle editore, 2015