ALICE: Forse potrei gettarlo nel mare, che ne dici Silvia?
SILVIA: Di che cosa parli?
ALICE: Sono in dubbio. Sai, gli antichi consideravano la morte nel mare una grande sciagura.
SILVIA: Beh sì. Ma chi è morto?
ALICE: Nessuno. Dovrei dar sepoltura al mio telefonino.
SILVIA: Nel mare?
ALICE: Sai, avevo pensato al giardino sotto casa, ma ci piscerebbero su i gatti, non va bene. In Carso, sarebbe un’idea, vicino a un cespuglio. Per tornare qualche volta a trovarlo. Ci si poserebbe su la neve, si fermerebbero i caprioli.
SILVIA: E in un cassonetto no?
ALICE: In un cassonetto? Non sia mai! È stato un compagno fedele di bei pomeriggi, di belle serate. Senti com’è dolce, tocca, è come la seta.
SILVIA: Ok.
ALICE: È blu. Ti piace?
SILVIA: Bello.
ALICE: Non mi sembri molto convinta.
SILVIA: Non ci si deve affezionare troppo alle cose. Vanno vengono passano. Tutto passa.
ALICE: Sì, ma. È triste! Non trovi?
SILVIA: Prendiamo la strada verso il molo?
ALICE: Sì, lo getterò nelle onde! Lì dormirà per sempre.
SILVIA: Dai, non essere in lutto.
ALICE: Dovresti sentire il suo suono.
SILVIA: Anche il nuovo suonerà.
ALICE: Ma nessuno suonerà così bene. Continua a leggere→