ALICE: Come va, Sandra? Ti vedo un po’triste.
SANDRA: Sai com’è.
ALICE: Un’altra storia di cuore?
SANDRA: Eh.
ALICE: Sei peggio di Bridget Jones. Racconta!
SANDRA: Non ci faccio una grande figura.
ALICE: Sono tua amica, vai!
SANDRA: È finita. Ho capito che ero soltanto un Viagra per lui e anche gratuito.
ALICE: Un Viagra per chi? Hai cominciato dalla fine. Non capisco di che cosa stai parlando.
SANDRA: Per un tale.
ALICE: Un Viagra in che senso?
SANDRA: Sai com’è, dopo tanti anni le cose s’ammosciano.
ALICE: È inevitabile, tutto s’ammoscia.
SANDRA: Sì, ma quando c’è un sentimento non si vuol lasciar perdere, si inventa, si cerca, si studia.
ALICE: Mi sembra giusto.
SANDRA: Io non c’entro, però.
ALICE: Oddio, non capisco di nuovo.
SANDRA: Servivo solo a non fare ammosciare. Ti pare bello?
ALICE: Avrai virtù taumaturgiche. Dimmi, come facevi?
SANDRA: Non lo so, non è questo che importa. Dicevo solo quello che sentivo e pensavo.
ALICE: Va bene. Ma dov’è il problema? In che cosa consiste?
SANDRA: Sua moglie.
ALICE: Capisco… sempre meno! Allora è sposato? Un triangolo? Un quadrato? Di cosa si tratta?
SANDRA: Non scherzare. Te l’ho detto. Gli servivo per non lasciar ammosciare.
ALICE: Che cosa?
SANDRA: Il suo rapporto.
ALICE: Ah.
SANDRA: Ti racconto con ordine.
ALICE: Sarebbe anche il caso.
SANDRA: Ci siamo conosciuti a un convegno. Un po’ di simpatia. Niente di tale. Poi ci siamo sentiti, ci siamo scritti.
ALICE: Cosa c’è di male in questo?
SANDRA: Ho conosciuto anche sua moglie.
ALICE: Che tipo è?
SANDRA: Una in gamba, con le palle. Se lo tira dietro come un cagnetto.
ALICE: Quasi quasi mi fa tenerezza.
SANDRA: Anche a me, all’inizio. È questo che frega.
ALICE: Che vuoi farci? Noi siamo fatte così. Troppo buone.
SANDRA: Purtroppo.
ALICE: Ma cosa ti è successo?
SANDRA: Alla fine dai e dai, anche se sono un po’ tonta, alla fine ho capito.
ALICE: Ma, scusa, lui com’era con te?
SANDRA: Gentile, corretto.
ALICE: E allora? Bene.
SANDRA: Bene un corno! Come fai a perdonare uno che non ti fila per niente, che ti usa per movimentarsi la vita, e basta?
ALICE: Ti ha detto così?
SANDRA: Non l’ha detto, ma io l’ho capito.
ALICE: Forse hai capito male.
SANDRA: No, sono sicura. Ma sai il buffo? Quasi quasi faccio il tifo per lei. Mi è simpatica. Almeno sa il fatto suo. Sì, però non voglio fare il suo gioco.
ALICE: Però è davvero una storia balorda.
SANDRA: Mi sento un’idiota. Io pensavo che lui dicesse e parlasse sul serio.
ALICE: Mmmm.
SANDRA: Risparmiami i tuoi commenti.
ALICE: Non mi sembra però una tragedia. In fondo che cosa è successo?
SANDRA: Niente. Ma io ci sto male. Lo voglio dimenticare. Non lo voglio più vedere, neanche dipinto!
ALICE: Che strano soggetto. Non capita ogni giorno di incontrare uno così.
SANDRA: A me succede di tutto.
ALICE: Dai, non pensarci. Dove andiamo?
SANDRA: In birreria, come al solito.
ALICE: Un piatto di porcina, carré, un po’ di lingua, pancetta. Anche l’orecchia di maiale? Non mi dispiace: insomma, misto coi crauti e un po’ di senape e kreen.
SANDRA: Anche per me. E due birre scure.