Il Nero

Son andato, dovevo,
m’annoiavo ormai nel giardino,
le mie amiche d’un tempo diverse
che mi davano qualche soffiata.
Io invece voglio star lieto
con i cuccioli che giocano sempre.

Nel giardino mi sono stanziato
perché i cuccioli erano tanti.
Tutti allegri , si giocava
e coi denti si fingevano morsi e risate.
Tra i cuccioli c’era la Trilly
che io preferivo alle altre,
giocavamo nel prato correndo,
dormivamo abbracciati talvolta.
Gli umani arrivavano sempre
a portarci pesci e crocchette.
Non li amavo,
io non sono come gli altri,
la Trilly ad esempio,
che li segue su e giù per le scale.
Sono libero e forte,
abituato ad andarmene in giro.
Mio padre, un gran gatto nero
dal pelo lungo e selvaggio,
m’ha reso così: innamorato
del bel tempo dell’erba e del ghiaccio.
Poi son nate Rosy Minnie e la Scila
due dolcissime cucciole bionde
e io a giocare con loro.
Ma adesso son passate le lune
e le piccole sono ormai grandi
ma non sono come la Trilly:
loro no, non ci vogliono stare.
Ho capito dopo un po’
e anche il Ganster
e il Tigre e Occhio di lince.
Ora loro fanno altri giri
e anch’io un bel giorno ho deciso,
sulla macchina nel garage
ho pisciato con disprezzo
e ho detto :“Saluti! Me ne vado.
Altri giri ho trovato, altri amici”.