Pelle

ALESSANDRO: Un attimo, aspetta, devo sistemarmi la cravatta. Di solito, dopo, si resta vicini, una dormitina, non so, o fumiamo una sigaretta (ah non fumo!) ma dove mi trascini?
MANUELA: Vorrei uscire da questa stanza, aria luce mi sembra di soffocare qua dentro.
ALESSANDRO: Aspetta. Controllo la camicia. Non vorrei aver dimenticato qualche bottone.
MANUELA: Vieni. Sei perfetto.
ALESSANDRO: Ci sediamo da qualche parte o preferisci il footing?
MANUELA: Non scherzare. Sediamoci qua.
ALESSANDRO: E allora?
MANUELA: Beviamo qualcosa?

ALESSANDRO: Per me un caffè.
MANUELA: Cameriere, due birre!
ALESSANDRO: Ho detto che vorrei un caffè.
MANUELA: Fa caldo e hai sudato. Devi reintegrare.
ALESSANDRO: Manuela, ti ha mai detto nessuno che sei prepotente?
MANUELA: Ecco le due birre.
ALESSANDRO: Mi porti anche un caffè per favore.
MANUELA: E un’acqua minerale.
ALESSANDRO: Perché l’acqua?
MANUELA: Te l’ho detto: i liquidi sono importanti. Devi bere.
ALESSANDRO: Dimmi tutto!
MANUELA: Cosa ti dovrei dire?
ALESSANDRO: Manuela, se mi guardi così avrai pure qualcosa da dirmi.
MANUELA: In effetti. Molte.
ALESSANDRO: E allora?
MANUELA: Non so da dove cominciare.
ALESSANDRO: Comincio io: abbiamo appena fatto l’amore e tu sei così strana. Perché?
MANUELA: Bella domanda. Perché, secondo te?
ALESSANDRO: Non lo so. Te l’ho appena chiesto. Azzardo: saranno i tuoi imprevedibili sbalzi d’umore o sarà che non ti è piaciuto.
MANUELA: Forse dovrei spiegarti qualcosa. Tu non sai.
ALESSANDRO: In questo campo? Guarda, con tutte le donne che ho avuto e quasi tutte mi hanno molto apprezzato, pensa ce n’è una che dice che sono…
MANUELA: Lasciamo stare.
ALESSANDRO: Cosa c’è che non va?
MANUELA: Primo: non mi interessa che tu mi seduca.
ALESSANDRO: Non ti interessa?
MANUELA: No, dev’essere una cosa spontanea, deve nascere sola. Te l’ho già detto. Se mi sembra di cogliere dietro una tua intenzione non vale.
ALESSANDRO: Ma era tutto spontaneissimo. Spontaneerrimo direi. Dimmi che cosa vorresti?
MANUELA: Ti racconterò cosa mi piacerebbe, così potrai farlo con le altre.
ALESSANDRO: Perché dovrei farlo con le altre?
MANUELA: Sapere ti potrà essere utile. Non volevi conoscere? Però poi non avrai alcun merito, quindi noi non potremo mettere in pratica nulla.
ALESSANDRO: Ma perché? Dai, dimmi tutto.
MANUELA: Sai che quand’ero ragazzina per arrivare dal primo bacio ad andare a letto siamo stati un anno e mezzo?
ALESSANDRO: Cavoli. Tempi biblici. Non si usa così. I giovani vanno a letto e poi si chiedono: come ti chiami?
MANUELA: Vabbè, però non tutti i giovani sono così. Io conosco qualche ragazzo che è davvero stupendo.
ALESSANDRO: Le statistiche danno come favoriti i cinquantenni, perché hanno più esperienza e un discreto savoir faire.
MANUELA: Non so. Tu come quasi cinquantenne mi lasci un pochino perplessa.
ALESSANDRO: Dimmi: che cosa vorresti? Io sono altruista.
MANUELA: Non riuscirò mai a spiegarti, le cose si sentono o non si sentono. A volte mi darei la testa nel muro perché sono così sciocca da continuare a spiegarti.
ALESSANDRO: Manué, vacci piano, stai dando degli affondi al mio orgoglio maschile.
MANUELA: Non so se faccio bene a dirtelo. Dopo non avrai nessun merito. E vabbè. Ascolta. Ti dirò cos’è per me fare l’amore.
ALESSANDRO: Ti ascolto.
MANUELA: Tutto comincia con la pelle. Le nostre pelli devono cercarsi conoscersi toccarsi annusarsi penetrarsi comprendersi spaventarsi allontanarsi poi cercarsi di nuovo osare di più ancora tentare ricominciare da capo.
ALESSANDRO: E noi intanto che cosa facciamo? Perché mentre le pelli si annusano, immagino che mi succederà che.
MANUELA: Che banalità! Non saprei, pensa a qualcosa. Che so, al lavoro oppure a Zelensky. Così subito ti si ammoscia.
ALESSANDRO: Ed è un bene secondo te?
MANUELA: Certo, perché nel frattempo noi continuiamo questa conoscenza di pelle.
ALESSANDRO: Ma scusa, non per essere banale, e se poi non recupero?
MANUELA: Nessun problema per questo.
ALESSANDRO: Davvero? Sai, gli uomini si preoccupano.
MANUELA: Non preoccuparti. Il problema è un altro. La mia pelle deve sentire la tua pelle, deve capirla, deve accettarla. E anche la parte più profonda di me deve esserci.
ALESSANDRO: E poi cosa succede?
MANUELA: Succede che un po’ alla volta, ma ci vogliono ore giorni mesi, c’è qualche millimetro in più che si sveglia e riconosce nell’altra pelle il suo fratellino, finché tutto il corpo conosce l’altro corpo, e lo vuole, e non si stanca di percorrerlo, di baciarlo, di farlo godere. E quando le pelli sono lontane, una pelle geme e grida perché vorrebbe vicina la sua pelle sorella.
ALESSANDRO: Oh perbacco! È così complicato?
MANUELA: Non è difficile, è solo questione di tempo, e di animo puro. Ma tu banalmente credi di avermi avuta solo perché abbiamo fatto l’amore. E invece no. Non mi avrai mai. Mi avrai soltanto se e quando avrai imparato a non volere nulla e a lasciare che le cose si compiano da sole, che le nostre pelli si amino in modo completo. Ma che cosa fai?
ALESSANDRO: Sto bevendo il caffè, si stava raffreddando.
MANUELA: Ti sembra il momento? Stavo dicendo una cosa importante.
ALESSANDRO: È già freddo, eccomi qua per te, sono tutto orecchi.
MANUELA: Tu hai un’idea sbagliata dell’amore. E anche delle donne.
ALESSANDRO: Su questo non sono d’accordo. Io conosco un’ampia tipologia di donne. Ho conosciuto donne che te la davano così, giusto per farti star buono o non te la davano neanche e ho conosciuto altre che non la facevano lunga e, se avevano voglia di te, lo dicevano chiaro. Guarda che in questo campo io la so più lunga di te.
MANUELA: Non so come siano le altre, so solo quello che vorrei io. E non voglio un grammo di meno. Meglio niente. Restiamo amici, se vuoi.
ALESSANDRO: Non so come riesca a sopportarti! Se non fosse che ogni tanto mi fai ridere.
MANUELA: E io? con tutti i difetti che hai! Mi chiedo perché sono qui.
ALESSANDRO: A proposito, perché?
MANUELA: Mah, forse perché senza di te il mondo mi sembrerebbe un deserto. Solo tristi animali che brucano.
ALESSANDRO: Manuela, senti, se è solo una questione di…
MANUELA: …di atteggiamento mentale.
ALESSANDRO: Che cosa vorresti?
MANUELA: Te l’ho detto.
ALESSANDRO: Guarda che, riprovando, posso migliorare, e di molto.
MANUELA: Dici?
ALESSANDRO: Dico.
MANUELA: E allora?
ALESSANDRO: Allora.
MANUELA: Non ho finito la birra.
ALESSANDRO: Non fa niente.
MANUELA: Aspetta.
ALESSANDRO: Dai, Manuelina.