Quattro poesie di Ida Campagnola

rose1)
Figlio bello,
dal tocco delicato,
ti appoggi a me
talmente abbandonato
che temo a muovermi di farti male.
Mi scosto solo di quel niente al giorno
che non farà avvertire alcuno strappo.
Presto potremo stare faccia a faccia:
sul filo teso tra i miei occhi e i tuoi
dolcezze ballerine danzeranno,
noi ci saluteremo a mani calde
e ci terremo un po’ di compagnia

2)
Verrà il tempo in cui
i baci che non abbiamo dato,
le parole che sono rimaste mute,
gli abbracci non ci siamo scambiati,
si leveranno dal limbo dei non nati
e si compatteranno
per non andare persi
e uniti, stretti,
palla d’amore,
colpiranno.

3)
Eccoti lì. Un viso circoscritto
da due sipari di capelli neri,
una tazzina da caffè, la mia,
tenuta con due mani mentre bevi,
occhi tangenti al bordo della tazza. Guardi lui.
Vorrei essere la retta che attraversa
la linea dello sguardo,
una picca spagnola
per trapassarti il collo
che tu non possa più vedere
che tu possa solo sanguinare.
Ma prima appoggia la tazzina. E’ mia.

4)
Come cambia la vita la poesia
penetra nelle arterie e le discende
una parola sola, un rigo, un verso,
come canoa che scivola leggera
percorre i miei canali apre le chiuse
naviga i più remoti capillari
sciaborda silenziosa sottopelle.