Rivedere Amsterdam

Siamo ad Amsterdam e passeggiamo lungo i canali, facendo attenzione alle biciclette che in questa città sono più pericolose delle automobili. Passano velocissime per il loro tracciato che si intreccia con quello dei pedoni, scampanellano e fanno rifili da brivido. D’altronde con i loro percorsi (centinaia di kilometri di piste ciclabili) contribuiscono a rendere più ecologica una città che da decenni è all’avanguardia in questo senso e riesce a conciliare buon vivere e rispetto dell’ambiente.

Amsterdam verso Munt plainAmsterdam canale biciAmsterdam Binner Amsler

L’ambiente stesso – quest’alternarsi di canali e stradine tortuose, questo gioco di luci e d’acqua, di riflessi e di ombre – è molto intrigante e gradevole. Mio marito tira verso la zona del Gouden Bocht, il cosiddetto gomito d’oro, dove le case d’epoca bellissime si sprecano. Passeggiamo lungo i canali e fotografiamo con la luce del tramonto il paesaggio urbano, sempre splendido anche se la città negli ultimi anni è stata invasa, soprattutto nel periodo estivo, da orde di turisti e nel complesso vent’anni fa era più ordinata e pulita. Ma la sua bellezza resiste alla volgarità dei nostri giorni, alle immondizie lasciate in giro, al proliferare dei fast food.
Gli olandesi sono un popolo molto pratico che da sempre ha risolto brillantemente il problema più complicato, quello di vivere in uno stato che in qualche modo non esiste ma è stato inventato, strappato a forza dalla natura e protetto da dighe – che nella loro grandezza ne evidenziano la fragilità, – e dunque risolvono anche l’emergenza turisti e gestiscono con intelligenza la nuova Amsterdam che il turismo di massa vuole. Se per decenni Amsterdam era stata il simbolo della trasgressione e aveva attratto per questo giovani da tutt’Europa, adesso che la trasgressione è così diffusa e generalizzata da costituire un nuovo conformismo, Amsterdam si reiventa come una città per famiglie e offre molti servizi in questo senso. Le tradizionali trasgressioni sono confinate in zone ben definite, ad esempio il famoso quartiere a luci rosse – e tra l’altro lo stato olandese, che non si pone questioni di principio e non nega l’evidenza, ne trae un discreto cespite di guadagno (come d’altronde succede anche in Germania, – si pensi al grande quartiere a luci rosse di Amburgo).
Ci dirigiamo verso l’Historisch museo che occupa un antico convento e in 23 sale ci racconta la storia di Amsterdam con documenti e istallazioni video. Possiamo vedere l’estensione della città nei secoli, la sua espansione, lo sviluppo demografico, la storia della compagnia olandese delle Indie orientali, oltre all’argenteria mobili e suppellettili dei secoli d’oro della borghesia olandese. Usciti ripercorriamo i canali in mezzo a biciclette scampanellanti.
Continuiamo a passeggiare. Visto che ad Amsterdam siamo stati parecchie volte trascuriamo le attrattive principali come lo splendido Rijskmuseum, l’Oude kerk o la Rembrandthuis e perlustriamo botteghe di rigattieri e angoli remoti nella zona di Binnenamser, fotografiamo frontoni e facciate che si specchiano nell’acqua, passeggiamo lungo le rive dell’Herengracht e del Keizersgracht. Tutto è facilmente raggiungibile, – e se è situato un po’ più lontano saltiamo su deliziosi tram che ci portano scivolando sulle rotaie a destinazione.
Tutto è facile ad Amsterdam, anche trovare un grande magazzino per rifornisci di vettovaglie e sfamarci anziché cadere in qualche fast food affollato da turisti mangiatori di patate fritte.

BedijnhofAMSTERDAM
E intanto parliamo. La società negli ultimi decenni è cambiata a velocità stellare, il mondo si è globalizzato, il benessere in crescita per decenni si è coniugato con i dictat di una società che per reggersi ha bisogno di creare artificialmente desideri negli uomini, l’insoddisfazione ha iniziato a diffondersi – per dilagare a crisi iniziata – il malcontento fa da padrone (pericolosamente) mentre la classe media non si ritrova più in ascesa ma inizia a rinculare e teme di ritrovarsi in strettoie assieme alla classe proletaria – che è quella che negli ultimi anni ha sofferto di più… La classe media, a dir il vero, ha ancora un discreto margine ma teme per il suo futuro e questo timore la rende molto egoista e poco incline a dividere le risorse con chi ha più bisogno… Mai come in questi anni sono affiorati egoismi spettacolari, degni della peggiore inciviltà… Eppure è proprio nella direzione contraria che dovremmo andare per sanare la società, ricomporre un po’ le ingiustizie, ripianare differenze abissali, arginare le derive più evidenti e abbandonare privilegi e abusi. Chissà quali pieghe prenderà la storia…
I problemi sono complessi e le dinamiche interne all’Europa – ancora tutta da costruire e ben lontana dall’essere uno stato compatto – sono ancora da inventare. Viaggiando si vede con chiarezza come l’Europa proceda a due velocità. Permangono e si acuiscono le diversità Nord-sud. Il Sud non riesce a recuperare – e forse non potrà farlo mai – perché gli stati, incalzati da problemi di natura finanziaria, non riescono a mettere mano ai problemi di fondo che sono quelli del lavoro e della giustizia.
Questa grande crisi che ci ha colpiti non è solo una crisi finanziaria, ma è anche una crisi economica e sociale dalle dimensioni abissali…
Se non ridisegneremo i concetti cardine della società non ne usciremo davvero…
I politici per anni hanno tirato la corda rendendosi conto dei problemi a cui gli stati andavano incontro, ma non volendo por mano a risolverli per non dover prendere provvedimenti impopolari. Per mantenere più a lungo il potere nelle loro mani hanno preferito raccontare storie, le storie che tutti vogliono sentirsi dire, incredibili eppure credute, contrarie a ogni logica eppure volute, per illudersi oltre ogni ragionevolezza… Ma forse la colpa non è solo dei politici, non è loro la cecità sulle reali derive della società, il fatto è che essendo i popoli miopi per natura e poco inclini a vedere le cose in prospettiva e a capire la necessità di risanamenti che non diano un ritorno immediato, i politici preferiscono non attaccare i veri problemi e lasciare che la crisi morda davvero fino al punto che gli elettori sentano sulla loro pelle la necessità di un intervento. Ma allora forse sarà troppo tardi perché tutti i provvedimenti presi in tempo hanno dei costi e quando la febbre galoppa il risanamento è molto più difficile e talvolta impraticabile…
Siamo un po’ retorici, d’accordo, e forse rileggendo a distanza di qualche anno questi passi ci suoneranno strani o ingenui. Forse da questa crisi non usciremo affatto… La situazione si avviterà drammaticamente come nel 29…
Ripercorriamo la Koningsplain dove mi mangio un’aringa con la cipolla, Nieuwezijds Voorbugwal e altre strade dal nome impronunciabile e ci sediamo nuovamente a berci una birra.

AMSTERDAMAMSTERDAM

agosto 2011

L’articolo completo è pubblicato nel libro “Rotte d’Europa” Hammerle editore, 2015