Patagonia | Bluoceano – Appunti di viaggio

Da Port Madryn scendiamo lungo la costa in direzione di Cape Horn. Man mano che  procediamo il clima si raffredda, l’oceano diventa più inquieto e già prima dell’imbocco dello stretto di Drake la nave comincia a rollare in tutte le possibili direzioni.
Siamo nel mare più arrabbiato del mondo, ci dicono dal ponte di comando, nel braccio di mare dove si scontrano le acque dell’oceano Atlantico e quelle del Pacifico. Man mano che ci avviciniamo al capo, a causa della differenza di fondale, che passa bruscamente da 4000 a 100 metri, si formano onde anomale. Soffiano forti venti che raggiungono i 120 km all’ora, mentre l’acqua ha una temperatura prossima allo zero e vediamo galleggiare iceberg alla deriva.
Gli iceberg per fortuna sono piccolini, ma la navigazione intorno al capo, che circumnavighiamo per sport, perché la nostra direzione è il canale di Beagle e il porto di Ushuaia, non si rivela facile. Anche dopo aver superato lo scoglio a mezzaluna, che segna la separazione tra i due oceani, le acque rimangono piuttosto inquiete. Non è facile addormentarsi.

Cape Horn - scoglio a mezzaluna
Cape Horn – scoglio a mezzaluna

“Durante il tragitto, prima di toccare Ushuaia, dovemmo ancorare addirittura tre volte perché forti uragani di terra ci assalirono in modo brusco e repentino, senza darci tregua” – sono ancora parole tratte da Orizzonte mobile. – “Poi, quando tutto è calmo e cielo e mare non sono turbati da alcun soffio né fremito visibile, un mormorio sordo scende dalle cime dei monti, rotola lungo i fianchi come una valanga rovinosa, e un sibilo stridente si insinua tra le antenne, inclinando la nave tutta da un lato. Ma dopo qualche istante ogni cosa rientra in una calma perfetta”.
Alternanze insospettabili di elementi, scatenati in una realtà quasi irreale, di cui facciamo, almeno tangenzialmente, esperienza. La Patagonia è davvero una terra estrema, dove gli elementi naturali sono sempre tesi a dare all’uomo una lezione della loro potenza.
Sbarcati a Ushuaia troviamo a sorpresa una ridente cittadina che sembra un paesino di montagna. Ci sono sullo sfondo ghiacciai e lo stile delle case è decisamente nordico. Salvo l’odore di mare e gli uccelli marini sembra di essere in una valle alpina. Abbiamo questa sensazione anche quando saliamo sul treno chiamato “della fine del mondo” e ci inoltriamo nel parco della Terra del fuoco. Ci sono margherite, tarassachi e un mix di fiori che ricordano le nostre vallate alpine. Il treno è il modello di quello che trasportava i carcerati a raccogliere legna. Lo zelo dei detenuti ha reso questa zona una sorta di foresta fantasma. Rimangono solo i moncherini fossilizzati degli alberi abbattuti.
Visitiamo il museo sugli antichi abitanti del luogo che ci racconta la loro sventurata colonizzazione. “Nel 1831 Robert Fitzroy venne in contatto con gli indigeni Yagan. Non erano cannibali ma nemmeno dei santi. Tenevano i fuochi accesi anche nelle canoe e come gli Alakaluf vivevano di pesca, mentre gli Ona cacciavano il guanaco con delle fionde ricavate da un ossicino a forcella di balena. Per questioni di donne o di clan si massacravano spesso tra loro. Avevano una lingua complessa e poetica”.

Ushuaia
Ushuaia

La gente che vediamo nelle strade di Ushuaia è un mix tra argentini, attirati negli ultimi anni da incentivi, e abitanti autoctoni che si riconoscono per la rotondità della faccia e il colorito olivastro. Paradossalmente l’inquinamento è notevole. Come in tutta l’Argentina la scarsa qualità della benzina e del diesel rende irrespirabile l’aria.

Usciti dal porto di Ushuaia dopo una breve navigazione imbocchiamo il canale di Beagle che ci consente di ammirare da vicino i ghiacciai, enormi lingue che scendono fino al mare e immani cascate di ghiaccio. Sfilano davanti a noi il ghiacciaio Olanda, Italia, Francia, Germania e Romance che possiamo ammirare con la luce splendida di un tramonto inoltrato che li illumina. Uno spettacolo dalla bellezza davvero incredibile. Navighiamo poi nel canale di Ballenero, nel fiordo O Brien e infine nel canale Cockburn e nel canale Magdalena.

Canale di Beagle – Ghiacciaio Italia
Canale di Beagle – Ghiacciaio Italia

I fiordi cileni sono molto belli e li percorriamo per diversi giorni ammirando i ghiacciai che si protendono nell’acqua mentre piccoli iceberg si staccano e vagano nel mare. La nave volteggia, si avvicina ai ghiacciai per consentirci di godere quel panorama superbo. La montagna e il mare si uniscono. Dai ponti il panorama a 360 gradi fa venire i brividi. Tutti sono col naso in su e anche l’equipaggio scappa in fretta dal lavoro in maniche corte per scattare qualche selfie con ghiacciaio da spedire agli amici.